“Mi hanno appena informato che Ilaria De Rosa è stata espulsa ed imbarcata sul volo Gedda-Roma della Saudia Airlines, con arrivo a Roma alle 13.40 locali“. Lo riferisce il senatore veneto Pierantonio Zanettin di Forza Italia. La giovane hostess 24enne, condannata 6 mesi di carcere, lo scorso agosto, in Arabia Saudita con l’accusa di possedere Hashish, è dunque finalmente libera. Anche se, secondo fonti locali, non sembra prossima a rientrare nella sua residenza in Veneto.
Ilaria De Rosa, giovane assistente di volo di Resana (Treviso) era stata condannata a 6 mesi di carcere; a ratificare la pena è stato un tribunale saudita, con l’accusa di detenzione di stupefacenti.
La condanna è stata avvalorata lo scorso 13 giugno, e confermata il 17 agosto, mentre la giovane di 24 anni si è sempre dichiarata innocente, anche dimostrando che la Avion Express (compagnia aerea per il quale lavorava), l’aveva più volte obbligata a fare test tossicologici. Il re saudita, nonostante la richiesta di grazia avanzata dagli avvocati di Ilaria De Rosa, non si è mai pronunciato.
In base alla sentenza, la giovane hostess sarebbe dovuta restare in carcere a Jeddah fino a novembre, per poi essere espulsa dal paese. Condannati anche altri 3 amici a 1 anno e mezzo di carcere, i quali l’aveva scagionata dall’accusa.
L’arresto di Ilaria De Rosa a Jeddah
Tutto è iniziato lo scorso 5 maggio, quando la famiglia di Ilaria De Rosa si era rivolta a carabinieri, non riuscendo più a contattare la ragazza in alcun modo. Dopo qualche giorno dall’avvio degli accertamenti, arriva la notizia: Ilaria è stata arrestata dopo l’arrivo all’aeroporto di Jeddah su un volo Avio Express, sul quale la giovane di 24 anni lavorava come hostess.
In base a quanto riferito Ilaria era stata ritrovata con uno spinello durante un controllo della polizia durante una festa sulla spiaggia altri amici.
L’assistente di volo veneta ha sempre ribadito la sua innocenza, ed ecco la sua versione: “Ci trovavamo con altre persone a cena a casa di un amico, nel giardino di una villa in un compuond. All’improvviso sono arrivati una decina di persone in borghese che ci hanno fermati e perquisiti. Una volta portata in stazione di polizia mi hanno interrogata in inglese, ma soltanto dopo 5 giorni”