L’iceberg A23a ha ripreso a muoversi dopo 37 anni, l’allarme degli scienziati

Il ghiacciaio a distanza di 37 anni ha ripreso a muoversi. Perché gli scienziati sono così tanto preoccupati

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Con i suoi 4mila e 400 metri quadrati di spessore di ghiaccio, il più grande iceberg attualmente esistente al mondo – conosciuto come A23aè ritornato a muoversi dopo oltre 30 anni, preoccupando non poco gli scienziati.

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A23a, il più grande ghiacciaio al mondo

Iceberg A23a: l’allarme tra gli scienziati  

Staccatosi dai ghiacciai dell’Antartide, per motivi fisiologici e non legati al cambiamento climatico, nel 1986 l’enorme blocco di ghiaccio era rimasto fermo nel Mar di Weddell, a Nord Ovest del continente antartico. Questo almeno sino all’agosto dell’anno scorso quando gli scienziati avevano annunciato che la montagna ghiacciata, dopo ben 37 anni – anche se già nel 2020 erano stati monitorati i primi movimenti – aveva ripreso a muoversi dopo essere riuscito, grazie alle sue dimensioni sempre più ridotte, a “spezzare l’ancora” che lo teneva legato al fondale marino.

Da allora il mega ghiacciaio è stato continuamente monitorato per valutarne l’andamento, “molto simile a quello di tutti gli altri giganti ghiacciati” proveniente dal Mare di Weddell – verso l’Oceano Atlantico Meridionale, in quanto ciò “potrebbe minacciare la flora e la fauna vicino all’isola della Georgia del Sud”.

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L’iceberg A23a si sta muovendo verso l’Atlantico

Secondo quanto riportato dagli esperti alla Bbc, le immagini del satellite europeo Sentinel-1 hanno mostrato che A23a ha superato negli scorsi giorni la piattaforma di ghiaccio Larsen nel Mare di Weddell nord–occidentale e si sta dirigendo proprio verso la Georgia del Sud. Una volta entrato in quelle acque la montagna congelata si scioglierà e scomparirà completamente nei mari.  

Ora, se da una parte lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe avere esiti positivi – in quanto trasportando minerali rilascerebbe sostanze nutritive per l’ecosistema marino – dall’altra, invece, potrebbe essere un pericolo perché “gli animali potrebbero essere tagliati fuori dall’oceano, che è la loro fonte di cibo”.

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