Guinea Bissau, Valentina Cirelli è libera: “10 giorni che sono sembrati 10 mesi”

L'attivista italiana Valentina Girelli è stata rilasciata dalle forze dell'ordine della Guinea Bissau. Era stata presa in custodia lo scorso 19 aprile perché avrebbe preso parte il giorno precedente a manifestazioni condite da atti vandalici. Fondamentale il lavoro della Farnesina e dell'ambasciata italiana di Dakar

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Valentina Cirelli è stata rilasciata, ma l’incubo non è ancora finito. L’attivista italiana era stata arrestata 19 aprile scorso in Guinea Bissau. L’imprenditrice del settore alberghiero e presidente dell’associazione ambientalista Tchon Tchomano era stata arrestata dalle autorità locali a Varela insieme a quindici altre persone, con l’accusa di aver preso parte il 18 aprile a delle manifestazioni con atti vandalici ai danni di una società cinese, titolare di una concessione per lo sfruttamento del suolo per l’estrazione di minerali.

Valentina Cirelli ha dichiarato ad Adnkronos che in carcere ha dormito su una spugna per terra e con un caldo atroce”. E poi: “Sono molto stanca, ma finalmente libera dopo dieci giorni e dieci notti che sono sembrati dieci mesi”. L’attivista ha spiegato che in Guinea Bissau è in corso uno sciopero dei giudici, che durerà una o due settimane, pertanto, almeno fino ad allora non potrà conoscere le condizioni del rilascio, se sarà sottoposta all’obbligo di firma o quando, e se, ci sarà un processo. La situazione, dunque, continua a preoccuparla e non si può definire conclusa.

Con la massima attenzione“, l’ambasciata d’Italia a Dakar e il corrispondente consolare a Guinea Bissau hanno seguito la vicenda che ha visto protagonista l’attivista italiana.

Guinea Bissau, la vicenda da vicino

Stando a quanto diffuso dall’Adnkronos, otto soldati della Guardia nazionale della Guinea Bissau hanno fermato il gruppo dopo un incendio divampato nelle strutture di un progetto di sfruttamento delle sabbie pesanti di Nihinquin. Secondo le prime ricostruzioni della vicenda, l’attivista non era riuscita ad entrare in contatto con i suoi avvocati.

Cirelli, di padre italiano e madre guineana, si sarebbe rifiutata di parlare con il comandante spiegando che stava lavorando. Così, l’attivista sarebbe stata costretta a seguire i militari. Frangente in cui è stata informata del trasferimento a Ingorè per essere formalmente arrestata e ascoltata dalla Procura locale.

Dopo aver trascorso la notte lì tra il 18 e il 19 aprile, l’attivista italiana è stata trasferita in un’altra cella, quella della seconda stazione di polizia di Bissau. Alle 19.58,
Valentina invia l’ultimo messaggio prima che la batteria del suo telefono si scarichi. Il giorno dopo, la domenica di Pasqua, l’avvocato e un amico fanno visita alla donna per 10 minuti, portandole vestiti, cibo e prodotti per l’igiene personale, e la polizia le ha consesso di telefonare brevemente suo padre, prima di confiscarle nuovamente il cellulare. Il console onorario italiano ha avuto la possibilità di farle visita per un’ora, mentre gli avvocati no: la polizia non ha permesso ai difensori di contattarla a causa di “ordini superiori”.

Quindi il giorno successivo, Cirelli viene condotta al Ministero dell’Interno, senza aver prima potuto incontrare gli avvocati, e poi rimandata nella stessa cella della stazione di polizia di Bissau. Ancora ieri la polizia non ha permesso agli avvocati di contattarla a causa di “ordini superiori“, mentre oggi hanno tentato di consegnare una richiesta di Habeas Corpus, allo scopo di inoltrarla al giudice per le indagini penali, ma gli agenti si sono rifiutati di riceverla.

Nel periodo della carcerazione la Farnesina ha reso noto che l’ambasciata d’Italia a Dakar e il corrispondente consolare a Bissau hanno seguito la vicenda con la massima attenzione e si sono mantenuti in contatto con l’attivista. L’ambasciata ha contattato le autorità della Guinea Bissau per ottenere informazioni sullo status della donna e per chiedere che le vengano garantiti i diritti.

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