Addio a Giorgio Forattini, l’irriverente vignettista politico che ha segnato un’epoca è morto a 94 anni

Tra le tante vignette che hanno fatto scalpore c'è quella realizzata in occasione della vittoria dei no al referendum sul divorzio nel 1974, in cui era rappresentata una bottiglia di spumante su cui era scritto "NO" che si stappava lanciando in aria un tappo che aveva le fattezze di Amintore Fanfani

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Vignettista e giornalista, capace di ritrarre in pochi centimetri l’attualità con una satira da sempre ritenuta geniale, Giorgio Forattini si è spento a 94 anni, dopo un’esistenza passata a cercare di rappresentare la vita politica italiana con tagliente mordacia. Ad annunciare la scomparsa è il sito online de Il Giornale, che ne ha voluto ricordare la carriera eclettica, che lo ha visto collaborare con i principali quotidiani italiani.

Forattini è stato uno dei primi vignettisti politici italiani. Trasgressivo e impavido, ha iniziato a collaborare con Paese Sera nel 1971, facendosi conoscere e apprezzare dal pubblico italiano. Il successo nazionale arriva grazie all’inserto Satyricon su Repubblica, con cui ha la possibilità di collaborare per numerosi anni. È stato vignettista anche alla Stampa, poi  negli anni 2000 al Giornale e alle testate di Quotidiano Nazionale.

Giorgio Forattini, una storia di vignette irriverenti

Sono rimasti nella storia i suoi ritratti irriverenti dei principali protagonisti della politica, rappresentati con tratti sempre riconoscibili e che spesso hanno dato adito a scandali. Alcuni dei più famosi sono Bettino Craxi rappresentato come Pietro Gambadilegno o Mussolini, Giovanni Spadolini nudo, Massimo D’Alema come Adolf Hitler ma in veste comunista, Giovanni Goria invisibile, Piero Fassino scheletrico, Giuliano Amato come  Topolino, Silvio Berlusconi e Amintore Fanfani bassi di statura.

Tra le tante vignette che hanno fatto scalpore c’è quella realizzata in occasione della vittoria dei no al referendum sul divorzio nel 1974, in cui era rappresentata una bottiglia di spumante su cui era scritto “NO” che si stappava lanciando in aria un tappo che aveva le fattezze di Amintore Fanfani. Nel corso della sua carriera non mancarono le querele. Una delle più celebri è quella legata alla vignetta su Bettino Craxi, nella quale il leader socialista viene raffigurato mentre legge la Repubblica e commenta “Quanto mi piace questo giornale quando c’è Portfolio!“, facendo riferimento a un concorso allegato al giornale e insinuando che Craxi fosse un borseggiatore.

Sempre su Craxi anche la vignetta del 1993 in cui è rappresentato con la camicia nera, a testa in giù con un cappio legato ai piedi. Un’immagine che fu pubblicata subito dopo la notizia del voto contrario del Parlamento per il rilascio delle autorizzazioni alla Procura di Milano a procedere contro il leader socialista. Nel 1991, invece, quando il Partito Democratico di Sinistra venne accusato di aver ricevuto ancora i finanziamenti che per anni l’URSS aveva garantito al  Partito Comunista Italiano, il vignettista realizzò un’immagine in cui si vedevano Achille Occhetto e Massimo D’Alema che ricevevano del denaro da Michail Gorbaciev, seduto su un’auto di lusso guidata da Berlinguer.

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