La manifestazione a Roma, in programma oggi con partenza da piazza Vittorio e arrivo a San Giovanni, è stata organizzata da PD, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. Il messaggio principale è la richiesta di un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, con una netta critica all’operazione militare israeliana.
Sul palco interverranno figure del mondo culturale, giornalistico e associativo: tra gli altri Rula Jebreal, Gad Lerner, Paolo Fresu, Anna Foa, esponenti di ONG, associazioni come ARCI e ACLI, e rappresentanti israeliani e palestinesi. A chiudere, i leader Giuseppe Conte, Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
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La piattaforma dell’iniziativa include la richiesta di embargo sulle armi a Israele e l’imposizione di sanzioni economiche, oltre al riconoscimento simbolico dello Stato di Palestina.
Le reazioni della Comunità ebraica e le tensioni di piazza
La manifestazione è stata accolta con perplessità da alcune realtà della Comunità ebraica italiana. La presidente dell’UCEI, Noemi Di Segni, ha espresso preoccupazione per l’assenza della bandiera israeliana e per quella che definisce “una narrazione sbilanciata”. Il direttore del Museo della Brigata ebraica, Davide Romano, ha chiesto una chiara condanna di Hamas dal palco.
La Digos resta in allerta: nonostante l’organizzazione principale abbia invitato alla responsabilità, alcuni gruppi non aderenti – come la Rete antisionista, l’API e studenti palestinesi – hanno preso le distanze, criticando i partiti per “complicità passata” con Israele.
Milano: “Due popoli, due Stati”, una piattaforma alternativa
Ieri, al Teatro Franco Parenti di Milano, si è tenuta una manifestazione promossa da Carlo Calenda e Matteo Renzi, con il sostegno di esponenti del mondo riformista. Il titolo dell’evento – “Due popoli, due Stati” – ha messo al centro l’equilibrio tra la solidarietà verso la popolazione civile palestinese e il riconoscimento del diritto all’esistenza e alla sicurezza dello Stato di Israele.
Presenti anche figure del PD come Graziano Delrio, Lia Quartapelle e Pina Picierno. Sul palco è intervenuta, in video, un’ex ostaggio israeliana e un dissidente palestinese, in un tentativo di dare voce a entrambe le popolazioni.
Secondo i promotori, la manifestazione romana non ha previsto garanzie sufficienti contro la partecipazione di soggetti che non riconoscono lo Stato di Israele. “Avevamo chiesto una piattaforma che escludesse chi nega Israele o giustifica atti terroristici”, ha dichiarato Calenda.
Due visioni, un nodo comune: la pace come obiettivo, con percorsi diversi
Al di là delle polemiche politiche, il tema rimane complesso. A Roma si dà priorità alla denuncia dell’intervento israeliano e al sostegno alla popolazione palestinese, con una visione critica delle scelte del governo Netanyahu. A Milano si è cercato di proporre un bilanciamento tra la critica alla condotta militare e la salvaguardia delle relazioni diplomatiche con Israele, ponendo l’accento sulla coesistenza.
Entrambe le manifestazioni convergono sull’urgenza umanitaria, ma divergono su linguaggi, simboli e soluzioni proposte. E rispecchiano una frattura più ampia all’interno della politica italiana.
Sul tavolo: il ruolo dell’Italia e il futuro della diplomazia
Il governo ha mantenuto sinora una linea prudente, ribadendo il diritto alla sicurezza di Israele ma anche sottolineando, con il presidente Mattarella, la necessità di proteggere i civili e riprendere il cammino diplomatico.
Dal palco romano si sono levate critiche all’“inerzia occidentale” e alla presunta ambiguità del governo Meloni. A Milano, invece, si è parlato di “realismo diplomatico” e della necessità di non lasciare campo libero agli estremismi.
In entrambi i casi, il messaggio principale è che la crisi di Gaza non può restare irrisolta. Ma le strade per affrontarla, almeno in Italia, sono oggi più divergenti che mai.
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