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Fondazione Carit, una tradizione di servizio, responsabilità e attenzione al valore della comunità

A palazzo Montani Leoni, con la presentazione del bilancio di mandato, si tirano le fila degli ultimi otto anni di attività e progetti svolti sotto la guida di Luigi Carlini, già Presidente della Fondazione dal 2016 sino al gennaio del 2025

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Il nuovo Consiglio di Amministrazione proseguirà nel solco tracciato con l’intento di trasformare la Fondazione Carit in un luogo sempre più centrale, orientato alla crescita e allo sviluppo territoriale“. C’è un momento preciso in cui, parlando, la voce si allenta. E subentra la consapevolezza dell’impegno che si è preso. Non lo palesa, lo lascia intendere. Dice soltanto che “Luigi Carlini ha saputo mantenere ferma la rotta, guidando l’ente con equilibrio, trasparenza e profondo senso della responsabilità“. Così, il Presidente della Fondazione Carit, Emiliano Strinati, apre i lavori della presentazione del bilancio di mandato 2016-2024.

Dalla cultura alle opere pubbliche fino alla sanità, dalla ricerca all’istruzione, fino a volontariato, filantropia, sviluppo territoriale. Con il già presidente Carlini, nel corso del suo doppio mandato segnato da crisi finanziarie, emergenze sanitarie globali, conflitti internazionali e persistenti incertezze geopolitiche, “non abbiamo solo erogato fondi, ma siamo stati protagonisti della vita pubblica in modo assolutamente innovativo”. E i numeri lo dimostrano. In otto anni, i quasi 73 milioni di euro erogati, hanno portato alla realizzazione di ben 1.822 progetti, dieci dei quali hanno impattato su circa 70 mila beneficiari.

Ma la Fondazione Carit, sotto la guida-Carlini, come rimarcato anche dal professor Cristiano Busco della Luiss Business School che ha curato il bilancio, ha saputo dialogare e far dialogare i diversi stakeholder, dimostrando profonde capacità strategiche, oltre ad essere stata innovativa sui piani dell’impatto sociale e della sostenibilità a 360 gradi.

Luigi Carlini e Emiliano Strinati
Luigi Carlini e Emiliano Strinati

E qui l’eredità la raccontano gli spigoli del discorso. Carlini non nega i sacrifici e l’impegno, ma ammette che la visione innovativa, in parte, l’ha ereditata. “Con me, – spiega l’ex presidente ricordando Ulrico Dragoni, Vicepresidente della Fondazione nel suo primo consiglio – nei primi anni di mandato c’era Chicco Dragoni, con cui ho condiviso progetti e investimenti, ho imparato ad amare il territorio forse più di quanto lo amassi già.

E se si sente legato al territorio, Carlini riconosce che sia merito anche del Dott. Dragoni che “mi ripeteva continuamente che la città gli aveva dato tanto e che lui aveva voglia di contraccambiare. Ma l’aspetto più bello di Chicco era la sua la proiezione verso il futuro. Visionario negli obiettivi, razionale nel superare gli ostacoli“. Un lascito che Carlini ha voluto condividere e far tesoro anche con “il sostegno del direttore Cesare Di Erasmo, e poi nel secondo consiglio con a fianco Massimo Valigi“.

Ma da palazzo Montani Leoni, nell’analizzare lo storico della Fondazione Carit, si vuole trovare lo spunto per aggiustare il tiro. Perché in questi anni, come riconosce Carlini, non tutti gli obiettivi sono stati centrati, “ma questo bilancio ci fornisce numeri e dati che consentono di comprendere come abbiamo operato e come muoverci in futuro“. E al pensiero se abbia rammarichi particolari su visioni e progetti, Carlini ammette di non averne, ma “c’è un’idea progettuale che vorrei vedere realizzata. Parlo del nuovo ospedale di Terni: le grandi opere hanno bisogno di tempo ma sono allo studio forme di intervento più snelle, nel nostro spirito di ‘facilitatori’“.

E così, con lo sfondo del doppio mandato che tramanda senso di appartenenza al territorio, spirito di servizio e responsabilità, fil rouge concreto di questi otto anni, si prosegue nella tessitura di un legame a doppio filo tra la comunità e l’istituzione della Fondazione Carit.

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