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Il Difforme > Cronaca > Foggia, inviato di “Mi manda Rai tre” preso a bastonate: cosa è successo
Cronaca

Foggia, inviato di “Mi manda Rai tre” preso a bastonate: cosa è successo

Un nuovo episodio di violenza contro i giornalisti a Foggia, rimane la paura per questa categoria che continua a subire aggressioni e intimidazioni

Redazione 14 Novembre 2023 17:15
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5 Min di lettura
Foggia
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Stefano Maria Sandrucci, giornalista di “Mi manda Rai tre“, è stato aggredito mentre stava portando avanti un’inchiesta su alcun scuole private, in provincia di Foggia, accusate di rendere più facile il conseguimento del diploma di maturità. Mentre cercava di avere risposte ha rischiato di essere colpito al volto da un bastone, brandito dal figlio dell’ex parlamentare indagato. Un’aggressione infima, che ha messo a rischio la vita di un professionista che stava solo svolgendo il suo lavoro.

Proseguono i pericoli per i giornalisti, che svolgono un “mestiere che non è più praticabile forse perché una certa politica ci vuole muti, sordi e ciechi“, per usare le parole di Federico Ruffo, conduttore del programma Rai per cui Sandrucci era inviato al momento dell’aggressione.

Foggia, l’aggressione a Stefano Maria Sandrucci

Sandrucci si trovava a San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, per conto di “Mi manda rai tre” e con lo scopo di venire a capo di un giro di diplomi da operatore socio-sanitario e operatori sanitari specializzati falsati che a quanto pare alcune scuole private della zona rilasciavano. Protagonisti della vicenda Nicandro Marinacci, un ex parlamentare ed ex sindaco e suo figlio, Vincenzo Marinacci, che a sua volta ricopre la carica di consigliere comunale ed è stato candidato come sindaco alle scorse elezioni.

Il giornalista era riuscito ad individuare il consigliere comunale mentre scendeva dalla sua auto e ha cercato di avvicinarlo per poter avere dei commenti sulle accuse che gli erano state mosse della Procura di Foggia. L’uomo però, non contento del tentativo di Sandrucci di avere risposte, è tornato verso la sua macchina da cui ha recuperato una mazza. A quel punto la situazione è totalmente cambiata e l’indagato ha utilizzato la mazza per colpire alla testa l’inviato.

Il colpo è andato a vuoto, grazie alla prontezza di Sandrucci che è riuscito a schivarlo e a rifugiarsi insieme al suo operato dall’altro lato della strada. Vincenzo Marinacci, però, non ha accennato a placarsi e ha continuato a brandire l’arma mentre minacciava i sue professionisti. “devi andare via o ti colpisco in testa stavolta! E tu smetti di riprendere o fai la stessa fine!“, queste le folli accuse di Marinacci che in preda alla rabbia ha continuato a seminare il panico lungo la strada.

I due, allora, hanno cercato aiuto nella vicina caserma della Guardia di Finanza, dove i militari hanno immediatamente raggiunto l’uomo e cercato di calmarlo. Nel frattempo è giunto sul posto anche il padre dell’aggressore che è riuscito ad allontanarlo dalla zona.

Le dichiarazioni di “Mi manda Rai tre“

Non si è fatto attendere il commento della redazione di “Mi manda Rai tre“, che si è immediatamente stretta intorno a Sandrucci e alla sua volontà di attendere qualche giorno prima di decidere se sporgere denuncia.

“Afferrare un bastone quando non si è visti e tentare di colpire alla testa un giornalista rappresenta il modo più vile di sfuggire ad una domanda sul proprio operato“, così Federico Ruffo ha aperto la trasmissione “Mi manda Rai tre“, dando il giusto spazio ad una vicenda vergognosa che allontana sempre di più il nostro Paese da un senso di giusta democrazia. Sembra non ci sia più libertà di parole o di informazione e chi, come Stefano Maria Sandrucci, cerca di proteggerla viene brutalmente aggredito affinché stia zitto.

Foggia 1
Foggia, aggredito giornalista a bastonate

“Non è la prima volta che subiamo aggressioni o intimidazione, di certo non sarà l’ultima volta che un giornalista verrà minacciato. la parte degli eroi non ci piace, questo mestiere si fa in questo modo, ma il rischio è di abituarci all’idea che sia normale prendere a bastonate un giornalista, che sia normale lavorare essendo sempre pronti a schivare un colpo“, conclude Federico Ruffo lasciando ai suoi spettatori la possibilità di giudicare ciò che è accaduto, ma soprattutto dando visibilità ad una delle pagine più buie della nostra democrazia.

© Riproduzione riservata

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