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Chiara Ferragni, Fenice Retail finita in liquidazione: bruciati 1,2 milioni in due anni

Chiara Ferragni mette in liquidazione la Fenice Retail dopo le ingenti perdite nel biennio 2023-2024. Gli scontri in assemblea e i numeri messi in luce

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Messa in liquidazione da Chiara Ferragni la Fenice Retail. La società, che da due anni a questa parte ha perso poco più di 1,21 milioni di euro, è controllata dalla Fenice Srl e come si intende dal nome, si occupa del “retail” legato al marchio della Ferragni, gestito dalla stessa controllante.

La liquidazione, a seguito delle ingenti perdite del biennio 2023-2024, è avvenuta in concomitanza con la decisione comunicata dall’imprenditrice digitale a fine maggio, riguardante la chiusura dello store di Roma in Via del Babbuino, subito dopo quello milanese. Tutto ciò sembra essere ricollegabile alla vicenda commerciale del “Pandoro Gate” sanzionata dall’Antitrust a fine 2023, relativa al prodotto della Balocco per la quale la Ferragni dovrà rispondere in tribunale il prossimo settembre a Milano.

Gli scontri in assemblea: “l’assenza di bilancio della Fenice Retail”

La Fenice Retail è controllata dalla Fenice Srl al 100%, le cui quote a sua volta sono per il 99,8% di Chiara Ferragni e per il 0,2% di Pasquale Morgese, socio dell’influencer e imprenditore nel settore delle calzature. La stessa controllata è stata recentemente una delle cause di scontro nell’ultima assemblea sui conti della Fenice Srl, tra l’unico amministratore della controllata, Claudio Calabi e i rappresentati del socio di minoranza, Morgese. Lo scorso marzo, nel corso della discussione sui conti della Fenice, era stata contestata la “carenza di documenti messi a disposizione dei soci e, in particolare, l’assenza del bilancio della partecipata Fenice Retail” da parte del legale di Morgese.

Inoltre era stata oggetto di discussione anche la presenza di circa 1,6 milioni di euro di costi e svalutazioni relativi alla Fenice Retail nel bilancio della società controllante. A tal proposito era stato sottolineato che “in assenza di una previsione di chiusura di quest’ultima, i soci non hanno elementi sufficienti per capire se questo importo sia ragionevole, eccessivo o carente.” Dinanzi a ciò Calaibi aveva risposto che si era “cercato di trovare la soluzione migliore per traghettare Fenice Retail verso una liquidazione in bonis”.

Fenice Retail, i numeri e la liquidazione

Dopo gli scontri in assemblea, sono arrivate finalmente tutte le cifre circa il passivo della Fenice Retail. Nel biennio 2023-2024 la controllata ha registrato ricavi per 644 mila euro, tuttavia i costi però superavano tali numeri e si aggiravano infatti intorno ai 2 milioni. Da ciò deriverebbero le perdite finali, le quali sono state viste aumentare da un anno all’altro, arrivando a 684 mila nel 2024. Ricordiamo inoltre che quest’ultimo era stato l’anno del “Pandoro Gate”, vicenda commerciale che ha sicuramente colpito gli affari della Ferragni.

Dunque in tutto ciò, i numeri del passivo hanno portato ad una riduzione di capitale sociale della società Retail sotto il minimo di legge e un patrimonio netto negativo. Questo avrebbe condotto alla liquidazione della Fenice Retail, il cui liquidatore sarebbe stato Calabi.

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