Un sondaggio creato con la funzionalità whatsapp delle chat di gruppo, costruito sulla base di tre scelte, ovvero tre vittime di femminicidio e con la richiesta di scegliere “Chi si meritava di più di morire?“. E’ la chat tra alcuni studenti di una scuola di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, nella quale è circolato il sondaggio che sta facendo molto discutere e che ha sollevato non poche polemiche. Si tratterebbe, nello specifico, di una sorta di “indagine” su chi della lista proposta di vittime di femminicidi si meritava di essere uccisa tra Giulia Tramontano, Mariella Anastasi e Giulia Cecchettin.
Il sondaggio denunciato da Women for Freedom
A riscontrare la presenza di questo gruppo è stata l’emittente Rete Veneta, e le schermate acquisite della chat Whatsapp sono state diffuse e pubblicate sul profilo social di Women for Freedom, associazione umanitaria impegnata nella lotta contro la violenza e la discriminazione di genere. “È difficile perfino scriverlo“, esordisce il post ribadendo la gravità dell’episodio al limite della credibilità che sia effettivamente accaduto.
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“Perché questa non è solo una bravata di cattivo gusto – scrive l’associazione nel post sui social – Non è una battuta fuori luogo, ma una mancanza totale di empatia“. La denuncia di Woman for Freedom amplia la questione declinandola in una metafora esplicativa: “È uno specchio rotto in cui si riflette una parte della nostra società che ancora non capisce, o non vuole capire, quanto sia profonda la ferita del femminicidio… Non basta dire ‘sono ragazzi‘,”.
L’associazione si focalizza sul fatto di come chi crea un sondaggio di questo tipo saprebbe benissimo “che sta ferendo“, scegliendo di “calpestare il dolore…”. Inoltre, nel post si spiega come ogni qualvolta che si minimizza o normalizza, situazioni come queste come ogni volta che si perdona in silenzio episodi come questi, si sta automaticamente legittimando l’azione o il gesto. “Ogni volta che archiviamo, contribuiamo a costruire una società in cui il femminicidio non è un allarme sociale, ma una voce in più nella cronaca nera“.
Zaia: “E’ difficile credere che esista una chat del genere”
“Quanto emerso suscita sgomento e solleva interrogativi profondi sul percorso che ancora resta da compiere per contrastare la violenza di genere e promuovere una cultura del rispetto“. E’ questo il commento a stretto giro del Presidente della Regione veneto, Luca Zaia, circa il caso della degli studenti di Bassano. “Non sono un giurista – puntualizza Zaia – ma se dalle indagini dovessero emergere profili penalmente rilevanti, mi auguro che siano adottati tutti i provvedimenti previsti.
Per il Presidente del Veneto, episodi di questo tipo sarebbe la rappresentazione un segnale allarmante ed imporrebbero una riflessione seria da attuare. “È essenziale che, a partire dalla scuola, si promuova un’educazione ai valori fondamentali della convivenza
civile e del rispetto dell’altro“, riflette Zaia appellandosi poi ai ragazzi coinvolti ai quali rivolge un invito a riflettere sulle proprie azioni, oltre che a prendere consapevolezza della gravità di quanto accaduto, nonché ad assumersi la responsabilità del cambiamento.
“Le parole, – rimarca il Presidente leghista – anche quando pronunciate in contesti virtuali hanno un peso e possono generare conseguenze molto reali“.
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