Ex Ilva, ipotesi dati falsi su emissioni CO2: indagate 10 persone

Dieci persone tra amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore dell'ex Ilva di Taranto sono sotto inchiesta poiché si teme che i dati sulle emissioni di CO2 dell'acciaieria siano stati falsati

Redazione
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Il comando provinciale della Guardia di Finanza di Bari sta eseguendo perquisizioni nei confronti di 10 persone, tra amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, di Taranto, perché questi sarebbero indagati per truffa i danni dello Stato. Secondo le indagini, sembrerebbe che gli indagati abbiano falsificato i dati relativi alle emissioni di CO2 riconducibili alle attività di Adi S.p.a. in epoca precedente al commissariamento straordinario della struttura.

L’indagine riguarda il funzionamento del Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione (Eu Ets), che si basa sul meccanismo del cap&trade, che permette di fissare un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere quote di CO2 secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito.

Secondo l’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, quindi, Acciaierie d’Italia avrebbe attestato nel piano di monitoraggio e rendicontazione falsi quantitativi di consumi di materie prime, di prodotti finiti e semilavorati e relative giacenze, così alterando i parametri di riferimento. In questo modo sarebbe stato procurato ad Adi S.p.a. un ingiusto profitto sia per quanto riguarda il risparmio di spesa, sia per i maggiori ricavi determinati dal riconoscimento di quote di CO2 gratuite in misura eccedente.

Ex Ilva, Urso: “Avevamo ragione a riprendere in mano Ilva

Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha immediatamente commentato la notizia riguardante l’ex Ilva, sostenendo che “evidentemente avevamo ragione a volerla riprendere in mano con l’amministrazione straordinaria“. La questione è stata ripresa anche dal Codacons, che ha sostenuto che “se la notizia fosse confermata, si tratterebbe di illeciti gravissimi finalizzati a svendere ambiente e salute pubblica in nome del profitto“.

L’associazione per la difesa dei consumatori ha dichiarato che si costituiràsubito parte offesa nell’inchiesta della magistratura in rappresentanza dei cittadini tarantini e della collettività, sotto più fronti danneggiati dai reati per cui procede la Procura“. Il Codacons ha poi specificato che i soggetti che saranno ritenuti responsabili “saranno chiamati a risarcire i cittadini dei danni prodotti e dei rischi sanitari e ambientali provocati“. Inoltre, l’associazione ha chiesto che “gli indagati siano sospesi con effetto immediato da cariche pubbliche o incarichi conferiti da enti pubblici e, nei casi più gravi, di valutare nei loro confronti la custodia cautelare in carcere“.

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