La disputa legale portata avanti da Margherita Agnelli, figlia di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo, sembra giunta ad un punto di svolta. La magistratura di Torino ha predisposto il sequestro di beni materiali per un valore di 74,8 milioni di euro ai fratelli John, Lapo e Ginerva Elkann, figli di Margherita, del commercialista di famiglia Gianluca Ferrero e del notaio svizzero Urs Von Grunigen. Si ipotizza, infatti, che questi milioni siano fondi derivati da attività illecite riguardanti l’eredità di Caracciolo, la quale secondo i fratelli Elkann avrebbe risieduto per anni in Svizzera, al contrario di quanto dichiarato dalla loro stessa madre.
Le indagini sono state portate avanti dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza e hanno riguardato nello specifico il patrimonio e la successione ereditaria di Marella Caracciolo, vedova dell’Avvocato, morta a 92 anni nel febbraio del 2019. La figlia Margherita, infatti, avrebbe dichiarato che i documenti che attestano la residenza di sua madre in Svizzera negli ultimi decenni sono stati falsificati, affinché il patrimonio della donna non fosse sottoposto alla tassazione italiana. I reati ipotizzati contro i cinque indagati, quindi, sono quelli di dichiarazione fraudolenta e truffa ai danni dello Stato.
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L’inchiesta ha avuto inizio da un esposto presentato a Torino il 23 dicembre 2022 da Margherita Agnelli, la quale da decenni porta avanti una battaglia legale riguardante l’eredità dei suoi genitori. Fino ad ora gli sforzi della donna erano però sembrati vani, ma il sequestro avvenuto ieri a danno dei suoi figli avrebbe aperto uno spiraglio di speranza su questa vicenda, che potrebbe quindi avere una conclusione inaspettata.
L’indagine sull’eredità Agnelli
Le indagini della Guardia di Finanza hanno seguito due strade piuttosto precise, che hanno permesso alla Procura di Torino di quantificare la cifra da sequestrare ai fratelli Elkann. Innanzitutto, gli inquirenti si sono concentrati sulle dichiarazioni riportate da Margherita Agnelli, che avrebbe dichiarato che a partire dal 2004 avrebbe consegnato alla madre circa 500mila euro l’anno, come mantenimento. Tale cifra non sarebbe stata dichiarata al fisco e le tasse arretrate da pagare ammonterebbero a circa 42,8 milioni di euro, comprendenti anche i redditi di capitale derivanti da attività finanziarie che avevano sede alla Bahamas.
La seconda strada seguita dagli investigatori avrebbe riguardato le stime sulla massa ereditaria della donna. Secondo la Procura, infatti, questa sarebbe stimata intorno agli 800 milioni di euro, comprendenti le quote di un fondo di investimento lussemburghese, il patrimonio di una società sempre del Lussemburgo, le spartizioni post mortem fra eredi di quadri, opere d’arte e gioielli considerati di notevole valore. In considerazione di ciò, e tenendo conto anche del mancato versamento in Italia dell’imposta di successione, la Procura ha indicato circa 32 milioni di tributi evasi.
Cifre impressionanti, che ora gli Elkann e i loro collaboratori dovranno spiegare, dimostrando anche che Marella Caracciolo ha realmente vissuto in Svizzera per il periodo da loro dichiarato. I legali dei tre fratelli hanno comunque sottolineato che “il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale” che quindi non comporta l’accertamento di responsabilità dei tre fratelli. Secondo gli avvocati il caso potrà essere risolto con l’assoluzione dei loro assistiti, che continuano infatti a dichiarare la loro estraneità dalla vicenda.
Il nodo del manuale nell’ufficio di Ferrero
Le indagini avrebbero preso una svolta inaspettata nel corso di una perquisizione operata dai militari nell’ufficio del commercialista Ferrero. All’interno del suo ufficio venne infatti ritrovato un “manuale“, senza data o firma, che avrebbe funto da memorandum sugli accorgimenti da adottare per far credere che Marella Caracciolo fosse realmente residente in Svizzera.
Inoltre, nelle scorse settimane gli agenti della Guardia di Finanza avrebbero anche scoperto le attività di un gruppo di collaboratori, definito “family office“, che per conto della famiglia Elkann si sarebbe occupato di tutte le incombenze che si verificavano in Svizzera, come il ritiro della corrispondenza e i movimenti sui conti correnti.
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