La riapertura del caso sul delitto di Garlasco, ovvero sulla morte della 26enne Chiara Poggi, ha sconvolto la vita di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, nuovamente indagato per omicidio o concorso in omicidio. Sempio era già stato indagato tra il 2016 e il 2017 dopo le sollecitazioni da parte dei legali di Stasi in riferimento alle tracce di Dna trovate sulle unghie della vittima. Le accuse sono state poi archiviate dalla Procura di Pavia.
L’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ha sostenuto di non poter parlare della riapertura del caso in quanto “la Procura non mi ha ancora abilitato al deposito della nomina“. Il legale ha poi sottolineato che, invece, la Procura avrebbe interloquito con la difesa di Stasi, “da quanto leggo dalla Cassazione“.
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Inoltre, secondo quanto riferito da Tizzoni, il dettaglio della nicotina nei capelli di Chiara sarebbe stato “già risolto dalla Corte d’Assise d’Appello che riscontrò come il papà di Chiara fosse un fumatore accanito e quindi Chiara fosse una fumatrice passiva“. L’avvocato di Andrea Sempio ha invece specificato che “fino all’avviso di conclusione delle indagini preliminari non sapremo niente, quindi sei mesi, sette mesi, otto mesi“.
Garlasco: le analisi del Dna sulle unghie di Chiara Poggi
Lo scorso 13 marzo, il 37enne è giunto alla caserma di Montebello dei Carabinieri di Milano, dove si trovano gli uffici della sezione investigazioni scientifiche. L’uomo, che la scorsa settimana ha ricevuto un avviso di garanzia in relazione al caso del delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007, si è sottoposto al prelievo di un campione di Dna. L’uomo sarebbe “tranquillo“, secondo quanto dichiarato dal suo legale, e dopo essersi preso alcuni giorni di permesso dal lavoro per affrontare quanto sta accadendo, vorrebbe tornare alla normalità, sia per distrarsi sia perché “tanto non cambia niente“.
Le indagini attuali porteranno avanti nuove analisi su tutte le tracce repertate del caso di Garlasco, sviluppando anche quelle che sono state tralasciate nell’inchiesta per cui Stasi sta scontando 16 anni di carcere. Sarà sviluppato, quindi, anche il secondo Dna trovato sulle unghie di Chiara che fino ad oggi non è stato possibile profilare. Si ipotizza che, visto che sono state individuate molteplici tracce di Dna, possano essere profilati più “ignoti“.
Le analisi sui nuovi reperti del delitto di Garlasco
La Procura di Pavia è convinta di avere “elementi nuovi” da verificare su Andrea Sempio. Il nodo centrale dell’indagine riguarderà il possibile match tra il campione prelevato dall’indagato e le tracce genetiche che sono state trovate sulle unghie e sulle dita di Poggi. Al momento non sono chiare le tempistiche per l’esame, ma sembra che la prossima settimana si procederà con l’audizione di alcuni testimoni e dei genitori della vittima.
Inoltre, prosegue la caccia ai reperti, in gran parte distrutti o introvabili, come il pigiama, il tappetino del bagno o la tastiera del pc, al fine di sottoporli ad altre analisi del Dna e compararli con quello di Sempio.
Avvocato Stasi: “Con il mio assistito non ci fu garantismo”
Infatti, l’avvocato Giada Bocellari, difensore di Stasi, ha spiegato che “già nel 2014 era stata fatta una consulenza sul materiale biologico rinvenuto, ma all’epoca venne detto che era degradato“. Ora, con gli accertamenti portati avanti dalla difesa di Stasi e confluiti come “impulso” nelle indagini in corso, “c’è stata una nuova lettura dei dati, dei tracciati, una lettura che è stata fatta nel 2025 con nuove tecniche scientifiche“.
Adesso, dunque, le analisi della Procura di Pavia dovranno definire con certezza se “quel Dna è di Sempio” e se è riferibile “all’aggressore”. Ad ogni modo, l’avvocato Bocellari ha tenuto a precisare rivolgendosi ai media, che bisogna “essere garantisti ora con Sempio, cosa che non è mai stata fatta, invece, con Stasi“.
La reazione di Sempio alle indagini
La riapertura delle indagini ora sarebbe legata ai nuovi metodi e alle tecniche di ultima generazione, come dichiarato dal Tg1, che potrebbero far luce su nuovi aspetti del delitto. “Il mio assistito è allibito e sconvolto“, ha dichiarato il legale Massimo Lovati, sostenendo che quanto messo in atto sarebbe “un’abnormità giuridica“, perché esiste una sentenza passata in giudicato su Stasi e un’assoluzione per Sempio.
Nell’avviso di garanzia si legge che l’accusa nei confronti del sospettato è quella di “concorso in omicidio con ignoti o con lo stesso Alberto Stasi“. Sempio sarà quindi sottoposto coattivamente al tampone e all’esame salivare per ricavare il suo Dna nella sede della Scientifica dei carabinieri di Milano domattina alle 10. L’uomo si era rifiutato di sottoporsi volontariamente all’esame.
Delitto Garlasco, l’archiviazione dell’accusa 8 anni fa
L’archiviazione dell’accusa contro Sempio è arrivata il 28 marzo del 2017, quando il gip di Pavia, Fabio Lambertucci, ha riportato che il sospetto non aveva nulla a che fare con l’omicidio di Chiara Poggi, in quanto era “radicalmente priva di attendibilità la consulenza tecnica sul materiale genetico offerto dalla difesa Stasi“. Secondo il giudice, infatti, l’analisi del materiale sotto le unghie di Poggi era “viziata ab origine già nella formulazione del quesito laddove pretende di confrontare i risultati di oggi con quelli ottenuti nella perizia De Stefano“, svolta nell’appello bis.
De Stefano aveva concluso la propria perizia sostenendo che i risultati non erano utilizzabili per definire un’ipotesi di identità, in quanto erano “incostanti, gravati da artefatti conseguenti a possibile degradazione e inserimenti contaminanti, nonché soggetti a probabile contaminazione ambientale“. Inoltre, secondo i pm, tracce del Dna di Sempio potevano trovarsi sulle unghie di Poggi perché entrambi utilizzavano il computer fisso in casa della vittima, oltre al fatto che non era possibile individuare alcun movente a carico di Sempio.
“Non è possibile individuare alcun motivo per cui un ragazzo di 19 anni avrebbe dovuto determinarsi a compiere un gesto tanto violento ed efferato“, ha infatti spiegato il gip, chiarendo che le modalità dell’omicidio potevano essere spiegate “solo con un prolungato rapporto di quotidiana intimità, di cui non c’è traccia nelle evidenze probatorie con riguardo ai rapporti tra Chiara Poggi e Andrea Sempio“.
La condanna di Alberto Stasi
Il processo nei confronti di Alberto Stasi ha avuto inizio con un’assoluzione in primo grado e in appello e poi con l’apertura di un nuovo processo da parte della Cassazione che poi portò alla condanna a 16 anni. La Suprema Corte ha poi confermato la sentenza, le cui motivazioni avrebbero individuato il movente dell’omicidio in un “momento di rabbia” da parte di Stasi nei confronti della vittima.
L’allora 24enne era il fidanzato di Poggi e all’epoca dei fatti era uno studente di Economia all’università Bocconi di Milano. Fu lui a chiamare i soccorsi dopo aver trovato Poggi riversa a terra in una pozza di sangue, senza chiarire però che la vittima fosse proprio la sua compagna. La Corte lo ha dichiarato “colpevole oltre ogni ragionevole dubbio“, scrivendo che il 24enne avrebbe ucciso Poggi “con dolo d’impeto” e “senza alcuna programmazione preventiva“.
Al momento dell’omicidio, la giovane si trovava in casa da sola perché i genitori erano in vacanza. Non furono trovati segni d’effrazione alla porta per cui si ipotizzò che la vittima aprì consapevolmente la porta al proprio assassino, indossando il pigiama. Proprio per quest’ultimo dettaglio si ipotizzò che la 26enne conoscesse colui che aveva chiesto di entrare in casa, perché, secondo i famigliari, non si sarebbe mai fatta vedere da uno sconosciuto con abiti “da casa“.
Stasi, quindi, disse di aver trovato il corpo della giovane e, secondo gli inquirenti, prima di chiamare i soccorsi avrebbe percorso diverse stanze della casa. Eppure, le sue scarpe apparivano completamente pulite. Il racconto dello studente, poi, avrebbe riportato diverse incongruenze, che avrebbero spinto gli inquirenti a concentrarsi su di lui.
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