Concertone, espulsi e rimpatriati i tre tunisini accusati di violenza sessuale

Si tratta di tre giovani di origine tunisina accusati di violenza sessuale a scapito di una ragazza che si trovava al concerto organizzato per la Festa dei Lavoratori a San Giovanni

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La richiesta d’espulsione dei tre cittadini di origine tunisina arrestati per l’accusa di violenza sessuale ai danni di una ventenne nel corso del Concertone del Primo maggio a Roma, è stata portata a termine.

Ad annunciare il pungo duro del governo era stato il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che lo scorso 4 maggio, ha informato come “per loro è stato chiesto il nulla osta al magistrato per l’espulsione“.

Ora la notizia del rimpatrio è stata resa nota dal Viminale stesso, che ha diffuso una nota sottolineando che “la straordinaria professionalità degli operatori della polizia di Stato, della questura di Roma e la collaborazione della vittima avevano consentito l’immediato arresto dei tre stranieri in mezzo a centinaia di migliaia di persone“.

Per i tre sono immediatamente scattate le verifiche dell’ufficio immigrazione, che ha proceduto ad annullare i percorsi di regolarizzazione. I giovani infatti erano entrati in Italia con una richiesta di permesso di soggiorno per motivo di studio. L’istruttoria immediatamente avviata, conclude il Viminale, si è conclusa con l’emissione del provvedimento di trattamento del questore presso il Cpr. A seguito della convalida del giudice, nel pomeriggio di oggi, sono stati espulsi con procedura immediata e rimpatriati.

Concertone, la vicenda raccontata dalla vittima

I tre, tra i 22 anni e i 25 anni, venuti in Italia con una richiesta di soggiorno per studio, sono stati bloccati dagli agenti del commissariato Esquilino intervenuti su richiesta della vittima. Secondo quanto raccontato dalla ragazza, 25 anni di Caserta, i tre si sarebbero avvicinati per accerchiarla e poi molestarla e palpeggiarla, nel corso del concerto, approfittando anche della calca. La giovane è riuscita a sfilarsi dalla situazione grazie all’intervento di una sua amica che l’ha trascinata via prendendola per un braccio.

Subito dopo l’aggressione sono stati fermati dalle forze dell’ordine, ringraziate nel suo messaggio dal Ministro Piantedosi, che ha sottolineato come meritino “ammirazione e ringraziamento” gli agenti che “in servizio in borghese tra la folla sono prontamente intervenuti nell’indifferenza di alcuni presenti salvando la vittima e assicurando gli aggressori alla giustizia“.

La vittima, infatti, ha immediatamente allertato le forze dell’ordine, riuscendo a fornire una descrizione degli aggressori permettendo ai poliziotti presenti al Concertone di fermarli. Al momento, su richiesta della Procura, i tre si trovano in carcere in attesa della decisione del magistrato.

Le polemiche e i commenti su quanto avvenuto

Su quanto avvenuto a Piazza San Giovanni è immancabilmente scoppiata la polemica politica. Il Ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, afferma che “da parte di molte forze politiche non ci sia stata una presa di posizione corale” per “l‘ennesimo episodio che avviene durante un evento di massa“.

Oltre agli esponenti politici ad esprimere solidarietà sono state solo le sigle sindacali, organizzatori dell’evento. Dal canto loro Cgil-Cisl e Uil “condannano con forza” l’episodio e parlano di “un fatto grave e intollerabile, che colpisce ancora di più perché avvenuto in un contesto che ha lo scopo di promuovere diritti e libertà delle persone“. Ciò che ribadiscono è anche come proprio dal palco del Concertone “con forza e chiarezza“, fossero stati lanciati messaggi contro ogni forma di violenza, discriminazione e sopraffazione, in particolare contro quella che colpisce le donne.

Il Ministra del Turismo, Daniela Santanché, ha invece definito “agghiacciante” il fatto che ci sia stata “una sostanziale indifferenza da parte dei tanti presenti presunti paladini dei diritti che non sono intervenuti e addirittura si sono lamentati delle urla della donna perché disturbava l’ascolto della musica“.

Un dettaglio che emerge proprio dall’intervista rilasciata a La Repubblica dalla ragazza, che ha confessato che in quei momenti d’agitazione in cui l’amica chiedeva aiuto “c’è chi ha rimproverato“, dicendole addirittura di “stare zitta, che c’era la musica. Non volevo credere alle mie orecchie. Ti rendi conto di quello che è successo e non stai facendo niente?“.

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