L‘omicidio di Marco Veronese, l’imprenditore 39enne che è stato ucciso a coltellate la notte dello scorso 23 ottobre a Collegno, in provincia di Torino, avrebbe un colpevole. Da quanto si apprende, i carabinieri avrebbero fermato il fidanzato dell’ex compagna della vittima, che nel corso dell’interrogatorio avrebbe confessato il delitto. Alla base del delitto vi sarebbero i dissidi tra la vittima e la donna sull’affidamento dei figli della coppia.
Il fermo sarebbe stato possibile grazie all’analisi delle celle dello smartphone dell’aggressore, che erano state localizzate nella zona in cui si è verificato il delitto. Una prima ricostruzione degli eventi vede il presunto assassino arrivare sul luogo del delitto utilizzando un veicolo il cui itinerario è stato seguito attraverso le immagini delle centinaia di sistemi di videosorveglianza, pubblici e privati.
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Quindi, proprio le celle dello smartphone e le fattezze del veicolo, quindi, avrebbero permesso di ricostruire il tragitto e individuare il sospetto. L’omicidio si era verificato intorno all’1:30 in via Sabotino, all’angolo con corso Francia, e un testimone aveva riferito di aver visto un uomo incappucciato che aveva colpito la vittima più di 10 volte con un coltello, provocandone la morte sul posto. L’omicidio si sarebbe svolto sotto l’abitazione dei genitori della vittima, che da poco tempo era tornato a vivere lì.
Collegno, le indagini sulla morte del 39enne
Le indagini sono proseguite per due settimane senza sosta, con i carabinieri che hanno perquisito l’appartamento del sospettato, che vive in un alloggio al secondo piano di uno stabile del quartiere Parella di Torino. Secondo quanto riporta Fanpage, l’uomo avrebbe raccontato agli inquirenti di non essere giunto sotto casa del 39enne con l’obiettivo di ucciderlo, ma solamente per discutere la questione relativa ai figli della compagna.
A chiamare i soccorsi erano stati dei passanti, che aveva prima sentito le grida dell’uomo e poi trovato il corpo in una pozza di sangue e con evidenti segni di accoltellamento. All’arrivo dei soccorritori, per la vittima non c’era già più nulla da fare.
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