Calenzano, esplosione al deposito Eni del 9 dicembre: aggiornamenti dell’inchiesta

I magistrati di Prato hanno effettuato un sopralluogo durante il quale avrebbero individuato il punto da cui sono fuoriusciti i vapori di carburante che avrebbero causato l'esplosione in cui sono rimaste vittime 5 persone; la procura ha inoltre ordinato nuove perquisizioni

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L’inchiesta della Procura di Prato sull’esplosione al deposito di carburanti Eni di Calenzano avvenuta il 9 dicembre scorso, sembra prendere una direzione chiara nonostante la complessità degli eventi alla base della catastrofe. I magistrati pratesi, guidati dal procuratore Luca Tescaroli hanno effettuato un sopralluogo nel deposito per cercare di rispondere ad alcuni quesiti investigativi sollevati dai consulenti, con l’obiettivo di cogliere anche altri spunti. Sembra, infatti, che sia stato individuato il punto da cui sono fuoriusciti i vapori di carburante che avrebbero causato le condizioni ideali per l’esplosione.

L’inchiesta, per ora senza indagati, prevede tra i reati ipotizzati omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni e rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

Inoltre, stando a quanto si apprende dall’edizione fiorentina della Repubblica, gli inquirenti hanno ordinato nuove perquisizioni nei confronti di due lavoratori presenti al momento del disastro. Si tratterebbe del preposto della ditta che stava svolgendo i lavori di manutenzione tra la baia 6 e 7, la Sergen srl e un autotrasportatore che si stava rifornendo alla stessa baia e che avrebbe premuto il pulsante “alert”. Ad entrambi, sono stati sequestrati i cellulari affinché si possa ricostruire la fase precedente e successiva all’esplosione.

Il prossimo gennaio avranno inizio le audizioni della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro” sulla tragedia nel deposito Eni di Calenzano, che ha causato 5 vittime e circa una trentina di feriti a seguito di un’esplosione che si è verificata nelle vicinanze di una pensilina di rifornimento. Lo ha annunciato il senatore di Avs e presidente della Commissione, Tino Magni, che si è fermato a parlare con alcuni giornalisti a seguito della visita al deposito Eni della Commissione.

I parlamentari della commissione si sono recati sul luogo del disastro questa mattina, accompagnati dal procuratore di Prato, Luca Tescaroli, che è titolare dell’inchiesta. Secondo quanto si apprende, sono quindi da poco terminate le acquisizioni della documentazione disposte dalla procura di Prato nelle diverse sedi di Eni e in diverse aziende coinvolte nelle operazioni in corso al sito di Calenzano. Sono stati sequestrati, oltre ai documenti, anche corrispondenze, e-mail, supporti informatici, contratti, atti interni relativi all’organizzazione del lavoro e della sicurezza. La relazione sull’incidente realizzata dai consulenti incaricati dalla procura deve essere consegnata entro 60 giorni.

Calenzano, Magni: “Serve maggiore sicurezza sul lavoro

Tito Magni ha chiarito che il lavoro della Commissione d’inchiesta parlamentare non interferirà sul lavoro della magistratura, che dovrà ascoltare i soggetti che hanno degli interessi nella questione, ovvero i sindacati, i lavoratori, i vigili del fuoco, ma si concentrerà sul “capire e fare in modo che si prevengano questi fatti“, così che si continui a mettere la persona al centro di questi processi.

L’esponente di Avs ha poi spiegato che giungendo al deposito Eni, i commissari si sono trovati di fronte ad una “immagine straziante“, in quanto quello che si è verificato nel deposito Eni ha “toccato il cuore” degli italiani. Presenti insieme a Tito Magni nel corso del sopralluogo anche la vicepresidente Susanna Camusso, senatrice Pd, e la senatrice di Fratelli d’Italia Paola Mancini.

Di fronte allo spettacolo cruento e destabilizzante del deposito Eni in parte distrutto, Magni ha voluto lanciare un nuovo appello, affinché la sicurezza sul lavoro diventi una priorità in tutti cantieri e le industrie italiane. “La persona vale più di tutto, e quindi tutti gli investimenti vanno indirizzati a salvaguardare la vita delle persone che fanno il proprio dovere, che alla mattina si alzano per venire a lavorare, e poi alcuni non tornano a casa“, ha infatti dichiarato l’esponente di Alleanza Verdi e Sinistra.

Il commissario ha poi spiegato che nell’ultimo anno si sono verificati una serie di incidenti in aziende di grandi dimensioni che lavora per il pubblico, per cui è ormai urgente che venga “fatta maggiore prevenzione“. A chi gli chiede cosa ne pensi dell’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, Magni ha dichiarato di non “voler escludere niente“, ma di preferire investimenti sulla prevenzione e non sulle soluzioni a seguito degli incidenti.

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