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Esplosione Roma, arriva il primo indagato: è l’autista della cisterna| VIDEO

Oggi è stato certificato che l'allarme diossina è rientrato. Il personale dell'Agenzia ha installato un campionatore, strumento necessario per verificare l'eventuale presenza in aria di sostanze inquinanti come idrocarburi policiclici aromatici, Pcb e diossine

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Come annunciato nei giorni scorsi, oggi è giunta la prima svolta nel caso dell’esplosione del deposito di gpl a Roma, avvenuta lo scorso venerdì 4 luglio. La Procura della Repubblica di Roma ha iscritto sul registro degli indagati l’autista della cisterna. Secondo quanto riporta LaPresse, le ipotesi di reato formulate dalla procura sono omicidio colposo, disastro colposo e lesioni gravi.

Al momento non è chiaro se nelle prossime ore o nei prossimi giorni possano essere resi pubblici nuovi indagati. Intanto, all’ospedale Sant’Eugenio di Roma è giunto un nuovo paziente collegato alla tragedia. Si tratta di un uomo, finora ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma, che presenta ustioni di II e III grado sul 18,5% della superficie corporea. Nella notte tra martedì e mercoledì è invece deceduto un uomo di 67 anni, responsabile della stazione di servizio. (Ne abbiamo parlato qui)

Il filmato degli attimi prima della tragedia

Alla base dell’esplosione che si è verificata la scorsa settimana a Roma, in un deposito di benzina di via Gordiani, vi sarebbe un errore umano. Lo riporta La Repubblica, sostenendo che le immagini delle telecamere di sorveglianza della struttura esplosa mostrerebbero una valvola che, nel corso delle operazioni di rifornimento operate con un’autocisterna, si strappa e dà inizio alla perdita di gas.

Lo scoppio e l’incendio porteranno poi a due forti esplosioni. Nel fascicolo al momento si ipotizzano i reati di disastro colposo e lesioni, ma gli inquirenti potrebbero valutare anche reati ambientali. Nel corso della settimana sono previsti gli interrogatori dei testimoni, a partire da chi era presente al distributori in quei momenti. A tal fine si procederà anche alle analisi delle telecamere presenti nella zona, che potrebbero aver immortalato le fasi precedenti all’esplosione.

Le immagini del filmato sono al vaglio della polizia scientifica, al lavoro per individuare nuovi dettagli. Inoltre, l’autista dell’autocisterna e il dipendente dell’impianto saranno ascoltati nei prossimi giorni. Il primo avrebbe cercato di raggiungere le manopole di chiusura dell’impianto per fermare la fuoriuscita di gas, mentre nel video non risulta il dipendente. Questo ha sostenuto davanti alle autorità che in quel momento si trovava all’interno del gabbiotto.

Cos’è il Blif da Gpl

Lo scorso 6 luglio è stato certificato che l’allarme diossina è rientrato. Il personale dell’Agenzia ha installato un campionatore, strumento necessario per verificare l’eventuale presenza in aria di sostanze inquinanti come idrocarburi policiclici aromatici, Pcb e diossine, a poca distanza dall’area interessata dall’incendio.

Il Questore di Roma, Roberto Masucci, ha spiegato che l’incendio è dipeso da un un incidente nella fase di scarico del Gpl. Le autorità e i vigili del fuoco erano intervenuti per questo incidente e sono stati travolti dalla seconda e più violenta esplosione. Il direttore regionale dei vigili del fuoco del Lazio, Ennio Aquilino, ha poi spiegato che l’esplosione è stata provocata da un “blif da gpl“, ovvero un malfunzionamento dell’impianto del gas, la cui potenza è equiparabile all’esplosione di una bomba.

Il monitoraggio della salubrità dell’aria

L’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale e il Noe, il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, hanno installato dei rilevatori per verificare la presenza residua di gas nell’aria così da poter provvedere in modo adeguato nel garantire l’incolumità dei cittadini nella zona di Roma coinvolta dall’esplosione. Secondo i primi esiti comunicati, sarebbero state riscontrate concentrazioni superiori allo 0,3 pg/m3 indicando la presenza di una fonte di emissione localizzata. Ovvero, l’incendio ha effettivamente generato diossina. Un dato che confermerebbe le ipotesi avanzate dagli esperti, secondo cui il rogo di materie plastiche ha generato la diffusione nell’aria di sostanze tossiche.

Per quanto riguarda le diossine, l’Arpa spiega che non esiste un riferimento normativo in aria ambiente ma l’OMS stima concentrazioni di tossicità equivalente (TEQ) di diossine e furani in ambiente urbano pari a circa 0,1 pg/m3. Mentre, concentrazioni superiori a 0,3 pg/m3, proprio come nel caso di via dei Gordiani, indicano la presenza di diossina.

Il bilancio dei feriti e le loro condizioni

Restano ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio, i 2 pazienti in condizioni gravi che, come riferito in una nota della Asl Roma2, sono “sedati e sottoposti a ventilazione meccanica assistita. Le loro condizioni permangono stazionarie nella gravità del quadro clinico, ed il monitoraggio da parte dell’equipe multidisciplinare prosegue senza interruzioni“. I due uomini erano arrivati con gravi ustioni rispettivamente sul 55% e sul 25% del corpo, danni da inalazioni e un barotrauma causato dallo spostamento dell’aria a seguito dell’esplosione.

Nel dettaglio, su uno dei due ricoverati, “che presenta ustioni di terzo grado estese al 55% della superficie corporea“, è stato eseguito un primo trattamento della cosiddetta escarolisi enzimatica, ovvero una procedura mirata alla rimozione iniziale del tessuto ormai morto con l’impiego di enzimi selettivi. Si tratta di un primo passo del complesso percorso terapeutico previsto per i grandi ustionati. La prognosi rimane riservata.

Nel corso delle ultime ore, invece, si è aggiunto in reparto un terzo paziente di sesso maschile, trasferito dall’Ospedale San Giovanni. Le sue condizioni, come specifica la Usl Roma2, appaiono complessivamente buone considerando che il paziente è cosciente, vigile e non necessita di supporto ventilatorio. Anche in questo caso, sono state riscontrate ustioni di terzo grado localizzate ad un arto superiore, con un interessamento pari a circa il 10% del corpo. La valutazione specialistica definisce il trattamento più appropriato, con l’obiettivo di garantire la miglior guarigione possibile.

L’ultimo bilancio complessivo sarebbe quindi di 45 feriti trasportati in nove ospedali romani, Vannini, Casilino, San Giovanni, Pertini, San Carlo, Al Gemelli Isola. Tra loro, secondo quanto si apprende dalla questura, figurano undici agenti di polizia, un carabiniere, sei vigili del fuoco, tre operatori del 118 e almeno ventiquattro civili. I dati, come rimarcato dalle fonti ospedaliere, sono in continuo aggiornamento, in quanto negli ospedali sono giunte anche diverse persone provenienti dal luogo dell’incidente ma in modo autonomo o trasportate. In assoluto, le lesioni riportate dai feriti riguarderebbero ustioni in varie parti del corpo, intossicazioni per l’aria inquinata respirata e traumi di vario genere.

Quindi, per il momento, si riferisce di sei feriti sono stati ricoverati in codice rosso: due al Policlinico Umberto I, in camera iperbarica, uno all’ospedale San Giovanni, uno al Policlinico Gemelli e due al Sant’Eugenio. Questi ultimi due, trasferiti dall’Ospedale Casilino, sarebbero in prognosi riservata e sono in pericolo di vita.

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Esplosione a Roma, Meloni: “Seguiamo la situazione

Secondo una prima ricostruzione, l’esplosione sarebbe stata causata dallo scoppio di una cisterna della pompa di benzina. In un primo momento, i vigili del fuoco erano già stati allertati per un camion che avrebbe urtato una conduttura, incidente che avrebbe provocato il levarsi di una colonna di fumo e un forte odore di gas. Pochi istanti dopo l’arrivo dei soccorsi, si è verificata la deflagrazione che ha investito le persone presenti sul posto. Le automobili parcheggiate nei pressi del deposito sono state avvolte dalle fiamme.

Il boato è stato talmente forte da fare tremare finestre e mandando in frantumi i vetri delle abitazioni, soprattutto nelle immediate vicinanze. In molti, presi dal panico, sono fuggiti in strada, temendo un terremoto o un attentato. L’aria è diventata rapidamente irrespirabile, con fumo e cenere che si sono diffusi nei palazzi circostanti. In tutta Roma si è avvertito un forte odore di bruciato. Due edifici residenziali e un centro sportivo sono stati evacuati per motivi di sicurezza. Anche il Liceo Kant, situato non lontano dal punto dell’esplosione, ha riportato danni strutturali: porte e finestre sono state sradicate.

Le istituzioni sono in allerta. L’assessore alle Periferie di Roma Capitale, Giuseppe Battaglia, si è recato sul luogo dell’incidente, come ha fatto anche il sindaco Roberto Gualtieri, dopo un confronto con Palazzo Chigi. Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni segue costantemente l’evolversi della situazione: in un messaggio su X ha espresso vicinanza ai feriti, tra cui operatori delle forze dell’ordine e del soccorso, e ha ringraziato chi sta lavorando per mettere in sicurezza l’area.

https://twitter.com/GiorgiaMeloni/status/1941041041185886219

Solidarietà è arrivata anche dal mondo sindacale. Il segretario della CGIL Roma e Lazio, Natale Di Cola, ha espresso preoccupazione per l’accaduto e ha chiesto la sospensione temporanea delle attività lavorative nella zona per agevolare i soccorsi e garantire la sicurezza di cittadini e lavoratori.

Un evento drammatico che ha scosso la città, con ancora molti interrogativi aperti sulle cause e sulle eventuali responsabilità. Ma il bilancio sarebbe potuto essere più grave perché il distributore di benzina si trova accanto a una scuola, dove gli studenti stavano sostenendo l’esame di maturità, e a un campo estivo per bambini. “Il centro sportivo è danneggiato, sembra un campo di battaglia”, ha chiarito il presidente della polisportiva Villa De Sanctis, Fabio Balzani, e specificando che al momento del primo guasto erano presenti nel centro solo 8 bimbi: “Se fosse successo un’ora più tardi sarebbe stata una strage: ci sarebbero stati i 60 bambini del centro estivo, noi responsabili, e 120 prenotati in piscina“.

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