Una maxi operazione antimafia condotta dalla Dda di Roma ha portato all’arresto di 18 persone e al sequestro di beni dal valore di circa 131 milioni di euro, nell’ambito di un’indagine sulla criminalità organizzata, condotta da oltre 500 operatori su tutto il territorio nazionale. Tra i nomi degli arrestati figurano anche Antonio Nicoletti e Vincenzo Senese, figli degli esponenti della banda della Magliana, Enrico Nicoletti e Michele Senese.
Le indagini hanno avuto inizio nel 2018 e hanno portato alla luce una “convergenza di interessi di mafie storiche e nuove mafie e in particolare del clan D’Amico-Mazzarella, e delle cosche calabresi Mancuso e Mazzaferro e della famiglia Senese nel settore del commercio illecito degli idrocarburi, raccogliendo gravi indizi circa l’esistenza di un’altra autonoma associazione criminale, collegata alla prima, operante sulla capitale e ramificata in altre regioni del Paese“.
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Secondo quanto raccolto dagli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Ilaria Calò, vi sarebbero elementi indiziari sull’esistenza di due distinte organizzazioni criminali che si occupavano di “riciclaggio di ingenti profitti” con infiltrazioni in attività imprenditoriali operanti in diversi settori, tra cui “la cinematografia, l’edilizia, la logistica, il commercio di autovetture e di idrocarburi“, come spiega una nota della Procura. Sono state infatti emesse misure cautelari nei confronti del produttore cinematografico Daniele Muscariello e del manager musicale Angelo Calculli.
I dettagli del blitz antimafia
Estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti, sono questi i reati contestai alle 18 persone divenute protagoniste del blitz antimafia avvenuto a Roma su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia. Questi sarebbero poi aggravati dall’aver agevolato i clan di camorra Mazzarella-D’Amico, le cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e il clan Senese. Secondo le indagini, inoltre, vi sarebbero elementi gravemente indiziari riguardanti l’esistenza di una centrale di riciclaggio operante a Roma e con interessi su tutto il territorio nazionale.
Per quanto riguarda i figli degli esponenti della banda della Magliana, le indagini hanno individuato reati di natura economico finanziaria, “circostanziati anche dalle attività di accertamento fiscale delegate al Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Roma“, per cui “i componenti delle due organizzazioni sono risultati anche dediti alla commissione di una serie di delitti in qualche modo strumentali ai primi“, quali delitti di estorsione e usura. In questo ambito è inoltre emersa “la riserva di violenza delle due associazioni“, sia per la forza di intimidazione derivante dai legami con le organizzazioni criminali mafiose sia per l’immediata disponibilità di armi da guerra e comuni da sparo.
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