Periodo di vacanze, weekend fuori porta e magari, anche di pranzi al mare. Il tutto accompagnato da traffico in autostrada e pedaggi che, dal primo agosto, potrebbero lasciare l’amaro in bocca, come il caffè bruciato post spaghetto con le vongole.
Ebbene sì, aumenti all’orizzonte proprio per i pedaggi autostradali, come previsto da un emendamento dei relatori al dl Infrastrutture, appartenenti a FdI, Lega e FI, che mirerebbe ad aumentare il canone annuo corrisposto ad Anas. Nello specifico, sarebbe espresso con un “aumento di 1 millesimo di euro a chilometro per le classi di pedaggio A e B e a 1 millesimo di euro a chilometro per le classi di pedaggio 3,4, e 5“. Il tutto, a partire “dal primo giorno del mese successivo a quello di entrata in vigore della disposizione“, ovvero dal primo agosto, se si calcolano i tempi dell’iter parlamentare del decreto.
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A fronte delle forti proteste che hanno seguito l’annuncio, il ministro dei Trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini, ha chiesto il ritiro dell’emendamento. Una presa di posizione che però non è bastata a placare le ire delle opposizioni. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha insinuato che l’emendamento sia stato voluto dallo stesso ministero dei traporti e che “una volta sgamato, Salvini fa l’eroe e chiede che venga ritirato“, per poi aggiungere: “Vorrebbe gli applausi? Salvini deve aver preso gli italiani per scemi“.
Schlein: “Giorgia Meloni ha cambiato idea pure sui pedaggi”
Matteo Salvini non è stato l’unico a finire vittima dei colpi del centrosinistra. Elly Schlein ha infatti deciso di criticare la posizione del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, accusata di aver infranto l’ennesima promessa fatta gli elettori. “Il premier ha cambiato idea pure su questo. La coerenza questa sconosciuta“, ha scritto la segretaria del Pd sotto un post in cui viene riportato un messaggio di Meloni risalente al dicembre 2018 che recita: “Basta all’aumento indiscriminato dei pedaggi, basta scaricare sui cittadini il peso dei favori nei confronti dei concessionari di autostrada“.
Durissimo anche Matteo Renzi, che affonda contro FdI, accusato di aver prima proposto l’aumento e poi di averne chiesto l’annullamento di fronte all’indignazione dei consumatori. “Che imbarazzo, governo assurdo“, ha sibilato.
Aumento pedaggi, quali sono i veicoli coinvolti?
L’aumento di un euro ogni mille chilometri sembra essere abbastanza generalizzato, andando a coinvolgere tutte le classi di pedaggio che suddividono le tipologie di veicoli in categorie. Infatti, quando si parla di A e B si intendono sostanzialmente auto, suv, camper e moto, mentre per 3-4 e 5 si contano gli assi di camion e i traini.
Nel testo dell’emendamento si spiega che l’aumento dei pedaggi “consentirà ad Anas di coprire in modo definitivo il fabbisogno di risorse a causa di alcuni eventi, in particolare la ridefinizione della rete in gestione Anas e l’incremento dei costi per l’illuminazione pubblica delle strade e di altri costi per le attività di Anas, non coperti dall’attuale Contratto di Programma“. In sostanza, o almeno in base a quanto quantificato nella relazione tecnica all’emendamento presentato dai relatori al dl Infrastrutture, la necessità della società riguarderebbe circa 90 milioni di euro annui, “corrispondenti agli introiti aggiuntivi dall’incremento del canone“.
Ricciardi (M5s): “Una mossa per trovare i soldi per il riarmo”
La notizia non ha lasciato la politica indifferente. Infatti, a stretto giro si sono sollevate le voci soprattutto del M5s in reazione all’emendamento al decreto Infrastrutture. Per Riccardo Ricciardi, con l’introduzione di questa mossa della maggioranza del governo Meloni, che rappresenta un aumentare dei pedaggi a carico dei cittadini viene svelato “un tassello del piano per trovare i soldi che servono per il riarmo e per fare arricchire le lobby delle armi tanto care al ministro Crosetto e alla premier Meloni“.
Il capogruppo pentastellato alla Camera non si limita nelle stoccate, infierendo con affondi non da poco: “È ovvio che i folli investimenti bellici avranno un costo devastante sul piano sociale“. Ricciardi, infatti, pone l’attenzione sul fatto che, proprio per questo, “in commissione, né Crosetto, né Tajani hanno avuto il coraggio di dire dove avrebbero reperito le risorse. Ma il dove è purtroppo ovvio: dalle tasche degli italiani“.
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