Il 17 ottobre è stata votata una mozione con la quale il Consiglio comunale impegna il sindaco Roberto Gualtieri e la Giunta a conferire la cittadinanza onoraria della città di Roma a Julian Assange. Roma potrebbe essere, così, la prima capitale al mondo a conferirgli questo ambito titolo. La mozione presentata in data 5 ottobre 2023, a prima firma Virginia Raggi, ha raccolto l’adesione del Vice Presidente dell’Assemblea capitolina Paolo Ferrara, di Antonio De Santis , di Daniele Diaco, di Linda Meleo, di Alessandro Luparelli e di Antonella Melito, in rappresentanza delle posizioni del Partito democratico – tra le cui file ci sarebbe qualche malumore – del Movimento 5 Stelle e di Scelta Civica ed Ecologista.
La mozione ha ottenuto 22 voti favorevoli su 34 Consiglieri presenti, dodici dei quali si sono astenuti per non dare un voto sfavorevole.
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Assange, le motivazioni della mozione
Sono molteplici le motivazioni espresse nella mozione per la richiesta del conferimento della cittadinanza onoraria ad Assange. Prima tra tutti la necessità di riconoscere al giornalista le lotte per il diritto alla libertà di stampa e per difenderne la vita, minacciata dalla possibilità dell’estradizione negli Stati Uniti.
“Roma, anche in quanto capitale d’Italia, deve rappresentare un baluardo nella tutela dei diritti umani e, con il conferimento della cittadinanza, intende testimoniare un esempio di solidarietà e supporto a tutte e tutti coloro che vengono ingiustamente detenuti e condannati in violazione diritti fondamentali“, queste le parole più significative con le quali i firmatari richiedono il conferimento della cittadinanza ad Assange, un uomo su cui, come si legge nelle prime righe della mozione, “si è abbattuta una campagna diffamatoria globale senza precedenti e a essa segue la richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti d’America con le accuse ci cospirazione, spionaggio e abusi informatici”.
Una richiesta che ha anche un forte significato politico, perché sottoscritta da Movimento 5 Stelle, Partito democratico e Scelta Civica ed Ecologista. Il segnale che mandano i tre partiti è forte e chiaro: nessun attentato contro il governo americano, ma solo un ottimo lavoro giornalistico che però ha messo in grave pericolo la vita del giornalista.
Assange, le dichiarazioni del Vice Presidente del Consiglio comunale On. Paolo Ferrara
“Una mozione dal percorso tribolato” tiene a precisare ai nostri microfoni Paolo Ferrara del Movimento 5 Stelle. Aggiungendo che “ci sono stati molti ritardi e molto spesso la mozione è stata rimandata, anche a causa dei regolamenti del Consiglio Comunale, ma alla fine è stata approvata all’unanimità“. Tra le risposte alle nostre domande filtra la consapevolezza che la decisione presa dal Consiglio è una vittoria per Assange e anche per coloro che hanno lottato per poter avere la possibilità di conferirgli questa onorificenza.
L’On. Ferrara ha voluto sottolineare l’importanza di questa vittoria che “non solo ha portato alla votazione della mozione ma ha permesso di attivare un protocollo di delibera che velocizza di molto il processo“.
I partiti di opposizione, tra cui Fratelli d’Italia e Forza Italia, non si sono mostrati favorevoli alla mozione e di conseguenza hanno preferito non partecipare alla votazione.
Assange, le città in cui è cittadino onorario
Roma, che potrebbe essere la prima capitale, non è però la prima città italiana a prendere in considerazione la cittadinanza onoraria per Assange. Per prima in Italia la città di Lucera in provincia di Foggia il 28 giugno 2022, seguita da tanti altri piccoli comuni italiani, tra cui Pescara, Catania, Campobasso, Chiusi, Forte dei Marmi ed altri.
Anche Reggio Emilia lo scorso 18 settembre ha proclamato Assange cittadino onorario. Mentre il 28 settembre 2023 il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha annunciato in Consiglio comunale di essere intenzionato a proclamare il giornalista cittadino onorario della sua città.
Assange, il caso Wikileaks
Julian Assange è il cofondatore di Wikileaks, organizzazione internazionale che riceve e pubblica documenti principalmente militari e diplomatici, coperti da segreti di Stato. Nel 2010 la piattaforma ha pubblicato centinaia di documenti militari statunitensi, riguardanti le guerre in Afghanistan e Iraq. I file, secretati dal governo, contenevano relazioni su una serie di crimini di guerra commessi dall’esercito americano durante i due conflitti e nascosti all’opinione pubblica. I documenti sono stati rilasciati alle principali testate giornalistiche del mondo, tra cui il “New York Times”, “Der Spiegel”, “Le Monde”, “El Paìs” e “The Guardian”. Le carte, a quel punto, sono divenute di dominio pubblico e Washington ha emesso un mandato di cattura per Julian Assange, nemico numero uno negli Stati Uniti.
Un caso complesso che ha spaccato a metà l’opinione pubblica, tra chi ha ritenuto subito Assange una sorta di terrorista, con l’obiettivo di fare cadere il governo americano e chi credeva avesse svolto semplicemente il suo lavoro di giornalista. Un’azione che ha permesso al mondo di scoprire alcuni crimini atroci commessi dalle truppe statunitensi e che allo stesso tempo ha messo in grave pericolo l’incolumità dei cittadini americani. La paura principale, infatti, era quella di ritorsioni da parte dei Paesi interessati dai file di Wikileaks.
Una vicenda ancora oggi non conclusa. Assange è ricercato dagli USA con un’accusa penale che include 18 capi di imputazione e 175 anni di carcere. In molti altri Paesi del mondo, però, il giornalista è diventato un vero e proprio eroe della libertà di stampa, che nonostante le possibili conseguenze ha deciso di pubblicare i documenti coperti dal segreto di Stato.
Una storia che mette in luce come l’America, che fa della libertà il proprio caposaldo, sia meno interessata a quella della libertà di stampa. Una vicenda in cui è complesso prendere una parte, ma che sicuramente merita un processo giusto e non un mero “processo politico”, come quello che negli USA attende Julian Assange.
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