Ad Andria, una mamma ha trasformato il figlio di soli 9 anni in uno spacciatore. Il piccolo aveva due compiti precisi da portare a termine: consegnare le dosi contenente la sostanza stupefacente e riscuotere i debiti dei clienti per conto del genitore. Non faceva tutto da sola, la donna nell’attività di spaccio aveva un complice, il compagno di 50 anni che l’aiutava con gli affari. I due sono stati arrestati dai carabinieri di Andria e accusati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e ricettazione, con l’aggravante di aver sfruttato il figlio minorenne di lei.
Andria, l’uomo gestiva ordinava dal carcere e lei eseguiva
Il compagno era in carcere già da luglio, arrestato questa estate per spaccio e possesso di arma da fuoco. Gli agenti, dopo averlo colto in flagranza di reato, hanno perquisito l’abitazione e al suo all’interno hanno trovato cocaina, materiale da taglio e per il confezionamento delle dosi, due pistole alterate e senza matricola oltre a una settantina di munizioni di diverso calibro. Per questo all’uomo il provvedimento è stato notificato in carcere.
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I due complici sono stati scoperti grazie ai controlli basati su intercettazioni ambientali, telefoniche, monitoraggi telematici e pedinamenti. Le registrazioni testimoniano gli incontri di lavoro tra lui e la compagna, che lo veniva a trovare in carcere per ricevere gli ordini e le modalità di gestione dello spaccio. La donna li eseguiva servendosi di uno dei due figli come copertura per avere meno possibilità di essere sospettata e arrestata. Ora anche la madre è in carcere.
Andria, il ruolo del bambino
All’operazione per salvare il piccolo è stato dato il nome di Croce rossa, “considerata una attività di aiuto nei confronti del minore“. Il bambino di nove anni, stando alle dichiarazioni fatte dai carabinieri, aveva il compito di ricevere denaro e consegnare le dosi di droga ai clienti. Sono almeno 8 le persone che hanno effettuato la compravendita illegale con il minorenne.
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