La Procura generale della Libia ha ordinato l’arresto di Osama Almasri, il generale che lo scorso gennaio venne arrestato in Italia e liberato e rimpatriato dopo 48 ore. Ad annunciare la notizia è l’emittente libica Libya24 sul suo profilo Facebook. La carcerazione è stata disposta in via preventiva dal procuratore generale Sadiq al Sour, a seguito delle indagini sulla morte di un prigioniero che si trovava nella Fondazione per la riforma e la riabilitazione, ovvero una struttura carceraria di Tripoli.
Da quanto riferito, vi sarebbero state violenze su almeno 10 detenuti. Inoltre, le prove raccolte dagli inquirenti libici sarebbero state tali da giustificare l’arresto di Almasri. Secondo la stessa fonte, il generale si trova al momento “in detenzione preventiva“. Fonti giudiziarie hanno invece rimarcato come lo scorso luglio la Procura di Tripoli abbia chiesto assistenza alla Corte penale internazionale per acquisire prove sul caso. Tale richiesta è giunta dopo la rimozione dei vincoli procedurali e a seguito di un primo interrogatorio del diretto interessato.
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Il caso si inserisce, quindi, all’interno di un’inchiesta nazionale così come in parallelo al mandato di arresto che è stato emesso a inizio anno dalla Cpi nei confronti di Almasri con le accuse di presunti crimini contro l’umanità e di guerra. La decisione ha creato un certo scalpore nel nostro Paese, visto il caso avvenuto ormai quasi un anno fa.
Almasri e l’arresto in Italia: cosa è successo
Il generale era stato arrestato a Torino lo scorso 19 gennaio, in esecuzione del mandato di arresto della Cpi. Due giorni dopo era stato liberato e l’arresto era stato considerato nullo in quanto avvenuto senza la consultazione del ministero della Giustizia. Il giorno stesso, Almasri è stato rimpatriato a Tripoli, dove era stato accolto dalle esultanze dei suoi collaboratori.
Da quanto si apprende, Almasri era parte della Rada, ovvero le Forze speciali di deterrenza in Libia. Tale milizia era nata per combattere le forze di Gheddafi e nel 2012 ha dato inizio alla costruzione di un centro di detenzione all’interno della base di Mitiga. Questa è poi divenuta la più grande prigione della Libia occidentali, dove sarebbero poi avvenuti i reati contestati dalla Cpi.
A seguito di questi fatti, il sottosegretario Alfredo Mantovano, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sono stati iscritti nel registro degli indagati. Lo scorso mercoledì, il Tribunale dei ministri ha archiviato l’indagine dopo il voto del 9 ottobre alla Camera che ha negato la richieste di autorizzazione a procedere nei confronti dei tre esponenti del governo.
Almasri, la reazione delle opposizioni in Italia
Le opposizioni italiane, dopo la notizia, hanno deciso di commentare immediatamente la vicenda. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha criticato la gestione del caso in Italia, sostenendo che l’arresto condotto dalle autorità libiche avrebbe dovuto verificarsi in Italia. “Questa è una figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani“, ha tuonato, la leader del Pd, seguita da numerosi altre leader democratici.
“Per torture e abusi ordinato l’arresto di Almasri a Tripoli. Evidentemente sarà consegnato alla Corte Penale Internazionale“, ha sostenuto anche Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, aggiungendo: “Insomma, quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio“. Della stessa opinione anche Angelo Bonelli, portavoce di +Europa, rimarcando come il governo Meloni avrebbe “protetto un torturatore e stupratore“.
Durissimo anche il leader del M5S, Giuseppe Conte, il quale ha sostenuto che l’arresto di Almasri in Libia è considerabile “un umiliazione per il governo Meloni” che “insieme ai nostri ministri lo ha fatto rientrare a casa con voli di Stato, con la nostra bandiera, calpestando il diritto internazionale e la Corte Penale Internazionale“.
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