Secondo le prime indagini, la donna 83enne sarebbe stata uccisa dal figlio, operatore scolastico di 52 anni, che poi si sarebbe tolto la vita. Ma qualcosa non convince il Pm che chiede ai Ris maggiori accertamenti sul caso
Le indagini sull’omicidio-suicidio di madre e figlio, avvenuto lo scorso 7 aprile a Favara, in provincia di Agrigento, non convincono il pubblico ministero. Aperte ancora le indagini, che ora vengono sospinte verso nuove piste.
Il corpo della signora, anziana pensionata 83enne, è stato ritrovato nel suo appartamento, coperto da un lenzuolo e adagiato sul divano. In un’altra stanza quello del figlio, Angelo Maria, operatore scolastico di 52 anni, con una pistola a fianco e ferite da armi da fuoco ben più evidenti rispetto al cadavere della madre.
La prima pista seguita dal Pm, Chiara Bisso, è stata quella dell’omicidio-suicidio compiuto dall’uomo che prima avrebbe ucciso la donna e poi si sarebbe tolto la vita. Ma a distanza di più di due mesi alcune circostanze sembrerebbero non convincere le autorità.
L’incarico di effettuare maggiori accertamenti è stato quindi affidato ai Ris di Messina, che estendono i loro sforzi su un altro familiare, fratello e figlio delle vittime, che per primo ha visto i corpi e ha dato l’allarme.
Gli esperti della Scientifica dovranno verificare la presenza di tracce ematiche, di polvere da sparo, impronte o qualsiasi altro elemento biologico sugli indumenti delle vittime e del familiare. L’uomo avrebbe un saldo alibi, sostenuto anche dai colleghi che avrebbero testimoniato la sua presenza sul posto di lavoro nelle ore pomeridiane. Sarà poi l’autopsia a confermare l’ora del decesso e confermare la sua tesi.
L’indagine è aperta contro ignoti.