Agrigento, donna si ribella alle intimidazioni mafiose: arrestati tre uomini

Uno dei sospettati sarebbe un membro del clan mafioso Stidda e avrebbe utilizzato la sua posizione per intimare alla donna di non vendere il suo locale, minacciandola ripetutamente

Redazione
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L’incubo di una donna di Canicattì, in provincia di Agrigento, si è concluso oggi, grazie all’intervento della Dda di Palermo e della polizia di Stato che hanno condotto in carcere tre uomini, accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Minacce continue, avvertimenti e quasi un processo di stalking durato mesi, ai danni di una donna la cui colpa era solo quella di voler affittare il suo locale. Sembrerebbe infatti che i tre indiziati fossero conoscenti di un proprietario di un’officina della zona, il quale sarebbe stato preoccupato dalla possibilità che il locale continuo al suo fosse affittato ad un concorrente.

I tre uomini, quindi, non avrebbero esitato a contattare la donna, intimandola di non affittare il locale di sua proprietà. Uno dei tre arrestati, inoltre, sarebbe già stato condannato in via definitiva per la sua appartenenza al clan mafioso Stidda, e avrebbe utilizzato la sua posizione per incutere ancora più timore alla donna. “In questa zona comando io” le avrebbe detto più volte, costringendola a ritardare la vendita o l’affitto del locale per preservare la sua vita. Esausta da quanto vissuto e volenterosa di riprendere in mano i suoi diritti e le sue libertà, la donna si sarebbe rivolta alle autorità, nella speranza di ricevere aiuto.

Agrigento, le indagini contro i tre sospettati

Le indagini sono state condotte dalla Squadra mobile di Agrigento e dal commissariato di Canicattì e hanno avuto inizio nell’aprile del 2023. Proprio in quell’occasione, infatti, la saracinesca di un magazzino di Canicattì era stata data alle fiamme e gravemente danneggiata. In poco tempo gli agenti hanno potuto comprendere l’incubo che la donna stava vivendo e grazie alla sua testimonianza hanno potuto dare inizio alle investigazioni.

La vittima avrebbe raccontato delle frasi intimidatorie ricevute, delle continue preoccupazioni e degli sfregi effettuati al suo locale, sostenuta anche dai suoi famigliari, che hanno deciso di collaborare con le forze dell’ordine nella speranza di porre fine alla terribile situazione vissuta dalla loro parente. In meno di un anno i tre sospettati sono stati dunque arrestati e dovranno essere sottoposti a processo per le accuse ricevute.

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