Dei tantissimi candidati che sosterranno il quiz, solamente 15mila entreranno a far parte della nuova classe accademica. E mentre uno su quattro ce la fa, si riapre il sempreverde dibattito sulle selezioni troppo rigide
L’estate sta finendo e come ogni settembre che si rispetti torna nell’agenda accademica il temutissimo test di ingresso per la facoltà di Medicina e Chirurgia. Oggi si aprono i cancelli per tutti gli aspiranti dottori, ma i numeri non sono propriamente ottimisti.
Ben 65.378 gli studenti attesi nei diversi atenei italiani per la giornata di oggi, ma solamente 15.876 i posti disponibili: uno su quattro ce la fa. Una statistica bassissima, che ha contribuito negli anni ad aumentare l’ansia per il famigerato test.
Sessanta quesiti a risposta multipla da rispondere in 100 minuti, per una valutazione massima di 90 punti raccolti nei diversi ambiti. Ma quest’anno il numero delle diverse domande è stato modificato, fra le solite domande di ragionamento logico e comprensione del testo e gli ambiti più specificamente di indirizzo.
Nello specifico, sono quattro i quesiti di competenze di lettura e conoscenze acquisite nell’arco degli anni di studio – la temutissima categoria di “cultura generale” – altri 5 poi i quiz di ragionamento logico e di calcolo. Delle domande scientifiche ben 23 sono quelle di biologia, 15 di chimica e 13 di fisica e matematica.
Anche quest’anno il quiz di ingresso per Medicina e Chirurgia raccoglie grandi polemiche da arte degli studenti. Alla Sapienza di Roma, infatti, è prevista alle ore 12 una riunione dell’Unione degli Universitari per manifestare contro l’esame di ammissione.
Ogni anno la stessa storia: basta numero chiuso a Medicina?
Come ogni settembre che si rispetti sono molti i dibattiti nel mondo politico e accademico che chiedono una rimodulazione dell’esame di ingresso nella Facoltà più ambita d’Italia. Quest’anno la discussione prende una piega ancora più colorita, visto che si inserisce all’interno di un’intensa campagna elettorale.
È stato il leader della Lega, Matteo Salvini, qualche giorno fa, a rilanciare l’idea dell’abbattimento del numero chiuso, seguendo il modello francese, che vuole la soglia di sbarramento e la selezione posticipata al secondo anno, in base ai voti conseguiti. «Basta con il quiz a ruota della fortuna. Costo per lo Stato: zero», afferma Salvini. Ma siamo sicuri che sia veramente così?
Le annuali polemiche sul numero chiuso a Medicina si legano alla sempreverde questione della carenza di personale nella sanità italiana. Ma la soluzione non è così semplice.
Prima di arrivare nelle corsie ospedaliere, uno studente di medicina passa oltre dieci anni sui banchi, fra i sei anni accademici e i cinque di specializzazione, fra i quali si verifica un ancora più arduo meccanismo di selezione: un “imbuto” che stringe ancora di più i posti vacanti.
Anche ammettendo di aprire anche il numero di specializzazione, in maniera proporzionale e congrua a quello di Medicina e Chirurgia, rimarrebbe un grande punto interrogativo sulle strutture in grado di accogliere così tanti studenti: siamo sicuri che i nostri atenei siano pronti?
Prima di “liberalizzare” il test di medicina, servirebbero riforme che garantiscano una formazione più professionalizzante, tirocini funzionanti e in grado di saper veramente formare un aspirante medico.
E il «costo zero per lo Stato» su cui batte Salvini non è che un’altra bella favola da campagna elettorale: anche solo la disponibilità di spazi, aule e professori che richiederebbe un passaggio da 15mila studenti a oltre 65mila aspiranti medici ne è la prova.
Il calendario accademico non finisce con Medicina
Dei 15.876 posti, circa 14mila sono destinati ai candidati residenti in Italia, mentre i restanti sono per i residenti all’estero. Ma il calendario accademico prevede anche altri appuntamenti: l’8 settembre ci sarà il test per Medicina veterinaria, che raccoglie quasi 10mila iscritti, martedì 13 la selezione per i corsi di Medicina, Odontoiatria e protesi dentaria in lingua inglese.
L’esame per la triennale di professioni sanitarie è fissato al 15 settembre, mentre il 20 saranno i futuri studenti in Scienze delle formazione primaria a sostenere il quiz. Chiudono poi il calendario i corsi di laurea in Architettura, i cui quiz d’ingresso devono essere definiti dalle singole università, ma che devono essere chiusi necessariamente entro venerdì 23 settembre.