Matteo Russo su Lux Santa: “Una storia autentica che abbatte gli stereotipi” |INTERVISTA

Un racconto verità di quattro ragazzi che preparano i fuochi di Santa Lucia: Matteo Russo ci racconta in maniera inedita la sua Calabria

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A un mese dall’uscita di Lux Santa, il regista Matteo Russo tira le somme, soddisfatto dei risultati raggiunti e dei feedback ricevuti sul suo documentario. La storia raccontata nel film prende il via dalla preparazione dei fuochi di Santa Lucia, nell’entroterra calabrese, per poi concentrarsi sulla vita privata dei protagonisti: giovani adolescenti animati dal desiderio di riscatto. Russo tiene a sottolineare che Lux Santa è prima di tutto una storia di amicizia, un racconto autentico in cui non sono stati coinvolti attori professionisti, ma giovani calabresi, amici nella vita reale, che hanno portato sullo schermo parte della loro esperienza personale.

Un’opera inedita che vuole far emergere una Calabria lontana dagli stereotipi e lanciare un messaggio importante ai più giovani. La voglia di riscatto, la consapevolezza di non voler ripetere gli errori delle generazioni precedenti e il valore dell’amicizia sono elementi che rendono il racconto universale, capace di superare i confini regionali.

Matteo, in queste settimane hai presentato il tuo film nelle sale di tutta Italia, raccogliendo un’accoglienza entusiasta.

Ne sono assolutamente soddisfatto. Portare un film del genere nei cinema italiani, oggi, è un grande traguardo. Si tratta di un’opera prima, senza nomi noti nel cast, girata nella periferia calabrese, eppure ha trovato il suo spazio. È un risultato ottimo, ne sono davvero felice

Cosa ti ha spinto a raccontare questa storia?

Anch’io, da bambino, partecipavo ai fuochi. Poi vidi un documentario, Santa Lucia, e da lì nacque l’idea. Il film, però, ha preso una direzione diversa: racconta la vita di quattro ragazzi intorno alla festa popolare. Ho voluto esplorare quel delicato periodo dell’adolescenza, soprattutto per chi cresce nel Sud Italia, quando si inizia ad affrontare il passaggio all’età adulta. L’idea è nata nel 2019, poi ho dedicato del tempo alla scrittura e allo sviluppo prima di riuscire a realizzarlo

Cosa consiglieresti ai giovani che vogliono entrare nel mondo del cinema?

Io provengo dal mondo dei cortometraggi, ma sentivo che quella dimensione mi stava stretta, così ho deciso di fare un salto. Il mio consiglio? Perseverare e credere nei propri sogni fino in fondo. Ma, soprattutto, guardarsi intorno e dentro se stessi: le storie più vere nascono proprio da lì.

Nei tuoi prossimi progetti continuerai a raccontare la Calabria?

Ho iniziato questo percorso narrativo sulla mia terra fin dal primo cortometraggio, e continuerò su questa strada. È una fonte di ispirazione inesauribile. Ho in cantiere nuovi progetti che esplorano il tema della conservazione del tempo nei piccoli borghi, attraverso la fotografia. Racconterò ancora la Calabria, ma cercherò di farlo con uno sguardo sempre nuovo.

Pensi che il punto di vista di un regista calabrese renda la narrazione più autentica rispetto a quello di un esterno?

Sì, perché vivere i luoghi di cui si racconta conferisce una forza in più alla storia. Chi viene da fuori può essere influenzato da pregiudizi e stereotipi. Noi, invece, abbiamo il compito di offrire una narrazione diversa, più vera.

Quanto è importante che i giovani si avvicinino al cinema? Lux Santa ha aiutato i suoi protagonisti a capirne il valore?

Credo sia fondamentale avvicinarsi al cinema e all’arte in generale. Questo progetto ha anche un valore sociale: racconta la vita in un quartiere popolare e ha dato a quei ragazzi la possibilità di scoprire un mondo nuovo. Il film ha offerto loro un’occasione per raccontarsi, per confrontarsi con il proprio passato e il proprio inconscio. Lux Santa ha mostrato loro che il cinema può essere uno strumento di crescita e consapevolezza.

Qualcuno dei protagonisti ha deciso di continuare su questa strada?

All’inizio erano entusiasti e propensi a proseguire, ma è un percorso difficile e le soddisfazioni non arrivano subito. Al momento, nessuno ha deciso di intraprendere questa carriera in modo concreto.

Perché hai scelto di mantenere il dialetto calabrese nella narrazione?

Era la realtà a impormelo. I ragazzi parlano sempre in dialetto, e pensare a un film in italiano standard avrebbe tolto autenticità al racconto. Volevo restituire verità e coerenza alla storia, e credo che questa scelta abbia reso il film ancora più forte. L’avrei fatta anche con attori professionisti.

Non temi che il dialetto con i sottotitoli possa rappresentare un ostacolo per la distribuzione?

No, oggi la dizione perfetta nel cinema è stata superata. Viviamo in un’epoca in cui i social ci hanno abituati a leggere i sottotitoli senza difficoltà. Anzi, credo che questo abbia rafforzato il significato del film.

Dove vedere Lux Santa

Il documentario sta ancora girando nelle sale italiane. Il 28 febbraio sarà a Roma, poi a Livorno, Reggio Calabria e Catanzaro. Lux Santa racconta una storia vera, senza artifici, offrendo uno sguardo sincero su una realtà che spesso rimane invisibile. Matteo Russo porta sullo schermo la vita così com’è, e nel suo racconto la verità trionfa.

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