La siccità che negli ultimi anni ha colpito il nostro Paese ha creato una perdita ingente alle coltivazione dei limoni italiani, in particolare quelli siciliani. “Si prevede una produzione dimezzata” ha detto Enzo Livoti, un produttore della zona di Barcellona Pozzo di Gotto, che si dice anche preoccupato per la grandezza dei prodotti coltivati, di molto inferiore a quella a cui gli italiani sono abituati.
La siccità a breve termine è una delle condizioni metereologiche più gravi che la Sicilia abbia affrontato. Lo scorso ottobre è stato il mese più asciutto dal 1921 con la caduta di solo 6 mm di pioggia. La mancanza di precipitazioni impatta principalmente i sistemi delle colture ma anche quelli zootecnici, che risentiranno anche della futura mancanza di produzione foraggera per l’alimentazione degli animali.
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L’ennesima conseguenza del cambiamento climatico che continua a influenzare il nostro Paese con fenomeni climatici estremi che si ripercuotono sulle coltivazioni del territorio italiano. Se le alluvioni mostrano immediatamente i danni che portano con sé, la siccità è più infima e si mostra in tutta la sua catastrofica potenza nel momento della raccolta delle coltivazioni.
Il grido di allarme dei coltivatori siciliani
Continuano a chiedere aiuto i coltivatori italiani, alle prese con le conseguenze dell’estrema siccità che sta colpendo il nostro Paese, che non è bilanciata dai fenomeni temporaleschi intesi che invece di idratare il terreno non fanno altro che inondarlo.
Salvatore Leotta, uno dei rappresentanti della Cia Sicilia Orientale, ha spiegato che la mancanza di pioggie stagionali stia rovinando le colture che a fatica la Sicilia cerca di portare avanti. “Siamo già a novembre, da mesi non cade una goccia d’acqua nelle campagne. Le piante ormai si nutrono dei loro stessi frutti e siamo impotenti di fronte a questo fenomeno“.
Un grido d’allarme e una ricerca d’aiuto che però sembrano non essere ascoltati, anche perché l’unica soluzione potrebbe essere quella di agire per fermare i cambiamenti climatici. Una lotta contro un mostro che si ingigantisce di giorno in giorno e che sembra stia per condannare all’estinzione molti dei prodotti agricoli del nostro territorio.
Necessario l’intervento del governo
La soluzione per Leotta però c’è e risiede nelle tecnologie per l’ausilio all’agricoltura: “Non possiamo sicuramente programmare le piogge ma dobbiamo ormai sfruttare più che possiamo le nuove tecnologie che ci offre l’agricoltura di precisione“. Non tutte le aziende agricole, però, possono dotarsi autonomamente di questi macchinari, per questo è già pronta una proposta al Governo regionale per destinare i fondi del PSR Sicilia alle imprese, così che possano dotarsi delle tecnologie di cui hanno bisogno per salvaguarda la produzione delle coltivazioni, tra cui quelle dei limoni di Sicilia.
“Scommettere sull’agricoltura 4.0 è ormai prioritario per la stessa sopravvivenza del settore, agrumicolo in particolare” ha confermato Giuseppe di Silvestro, componente della giunta della Sicilia Orientale.
Il Governo dei infatti garantire ai produttori gli strumenti per combattere la libera concorrenza dei Paesi Extra UE. Affinché ciò sia possibile è necessario ridurre il costo del lavoro nei campi e operare controlli che assicurino l’entrata in Italia di prodotti che rispettino i trattamenti fitosanitari.
L’emergenza Mal secco in Sicilia
A peggiorare le condizioni della produzione dei limoni, così come degli altri prodotti agrumicoli, già ristretti nelle dimensioni e nelle quantità, è il Mal secco, una malattia costosissima da prevenire e che pullula nei campi abbandonati senza manutenzione alcuna.
“La ricerca continua a lavorare e ad aiutarci a prevenire queste malattie che distruggono le coltivazioni, ma non possiamo dire lo stesso delle Istituzioni, che devono starci più vicini. Ci sentiamo abbandonati“, così spiega la situazione Giuseppe Di Silvestro, da anni in campo per la protezione e il supporto dei braccianti agricoli della Sicilia, i primi a subire le conseguenze della diminuzione delle produzioni.
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