“Dobbiamo fare pace col cervello perché, se l’Italia vuole diventare carbon free, allora una quota del mix energetico deve essere il nucleare“, così l’amministratore delegato di Sogin (Società gestione impianti nucleari), Gian Luca Artizzu, ha cercato di scuotere il corposo parterre di presenti alla settima edizione dell’evento “Nucleare e Data Center: La sfida italiana della sovranità energetica e digitale“, organizzato da IWeek nella sede della Società Italiana per l’Organizzazione internazionale.
In due aule gremite di esperti del settore, funzionari governativi ma anche tanti giovani, come sottolineato dallo stesso Artizzu, il tema del ritorno del nucleare e delle sue applicazioni nel Paese è stato affrontato in maniera capillare e approfondita, grazie all’intervento di ospiti e relatori che della ricerca sul nucleare hanno fatto una priorità. In un contesto politico in continua evoluzione, come quello attuale, lo studio delle percezioni della popolazione, attraverso sondaggi e analisi, diventa un punto di partenza fondamentale.
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In questo senso, ai microfoni de Il Difforme, il direttore generale di Swg, Riccardo Grassi, ha spiegato come negli ultimi anni la comunicazione del nucleare sia cambiata, tanto da aver modificato anche le opinioni degli italiani. Se la percentuale dei cittadini favorevoli al nucleare è rimasta stabile nel tempo, ciò che è mutato è il dato sugli italiani che si dichiarano aprioristicamente contrari. “Nel giro di un anno è diminuito del 10%. Era del 24% lo scorso anno ed è del 14% quest’anno“, ha spiegato Grossi, chiarendo che questa evoluzione è la dimostrazione dell’apertura di uno spazio di maggiore considerazione e di minore ideologismo nei confronti del nucleare.
Un lavoro a cui Sogin ha partecipato con costanza, con l’obiettivo di comunicare informazioni corrette e non cadere in discorsi superficiali e soprattutto non corretti. Il fulcro dell’intervento di Gian Luca Artizzu all’evento è stata proprio la necessità di importanti quantità di energia per il funzionamento del Paese. Dalla sanità, passando per l’igiene, fino alla sicurezza e alle esportazioni, il nostro Paese si basa e continua a muoversi con settori che si basano proprio sull’energia.
Inoltre, il progresso tecnologico, con l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale e dei Data Center, mette l’Italia a dura prova. “Il nostro sistema deve saper abbracciare queste evoluzioni e non evitarle. Dobbiamo dominarle, ovvero avere il potere su di esse più di quanto queste lo abbiano su di noi“, ha spiegato l’amministratore delegato di Sogin, sottolineando come lo Stato italiano debba continuare a sviluppare i suoi settori sul lungo periodo e non anno per anno. “Quando io sento che la tecnologia non va adottata perché ci vogliono 10-15 anni, io la trovo irresponsabile“, ha tuonato nel corso del suo intervento.
“Il governante non può fermarsi a guardare al di là del proprio naso“, ha specificato Artizzu, ricordando come i settori della sicurezza e della difesa del nostro Paese sono alimentati a energia. Di conseguenza, “tutti i sistemi pubblici devono essere alimentati con il carico di base che per la nostra civilizzazione vale più dei carichi di picco“, ha spiegato l’Ad, aggiungendo ai nostri microfoni come, per quanto riguarda le fonti energetiche che producono energia per alimentare il carico di base, il nucleare si riveli una formula più efficiente.
“Lei non sentirà mai un nuclearista che vuole fare tutto col nucleare, quello che dobbiamo fare è affiancare le diverse fonti in un mix intelligente che massimizzi tutte le caratteristiche che gli ho detto, cioè la sicurezza, la costanza, la potenza e poi i momenti di picco“, ha dichiarato Artizzu, per poi aggiungere “ogni fonte è necessaria per comporre un mix efficiente per il Paese“.
Proprio in considerazione di ciò, l’Ad ha però rimarcato come le fonti solari ed eoliche non siano sufficienti ad alimentare il Paese. “Il convertitore è alimentato con terre e metalli rari che noi non abbiamo“, ha voluto mettere in luce, ricordando che la razionalità nelle scelte per il Paese non deve limitarsi ad essere il fondamento di ogni ragionamento futuro, ma deve anche essere trasmessa, in quanto “abbiamo il dovere di formare e comunicare con grande pazienza gli esiti di questo grande lavoro“.
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