Il presidente del Fondo per l’ambiente italiano: “Non sacrificare il paesaggio. Occorre presa di coscienza e impegno da parte dei Ministeri competenti”
“I pannelli solari sono fondamentali, perché la transizione energetica è la madre di tutte le battaglie, ma non si può sacrificare il paesaggio alla transizione energetica” riempiendo di pannelli le campagne abbandonate. “Sono due emergenze che hanno lo stesso peso: al 100% dobbiamo passare alla transizione energetica, altrimenti l’uomo sparisce dalla faccia della terra, ma al 100% dobbiamo tutelare il paesaggio italiano, che è il più bello del mondo”. Lo ha detto il presidente del Fai (Fondo per l’ambiente italiano), Marco Magnifico, oggi a Trieste, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico del corso di laurea in Discipline storiche e filosofiche.
Italia: emanare decreti attuativi per le Regioni
“Il dramma dell’Italia – ha aggiunto – è che ancora non esistono i decreti attuativi perché le Regioni possano decidere quali sono le aree idonee per i pannelli solari, che non possono essere i campi coltivati. Devono essere i tetti dei capannoni piatti, delle aree commerciali e industriali, anche quelle dismesse, le comunità energetiche. Bisogna che ci sia una presa di coscienza e di impegno da parte dei Ministeri competenti”.
Fai: “Ridare ruolo centrale all’agricoltura”
Il presidente del Fai ha quindi chiesto di “ridare un ruolo centrale” all’agricoltura, altrimenti “il paesaggio italiano non può sopravvivere: è l’agricoltore che ha formato il paesaggio con le sue sapienze e colture. L’agricoltura consente la vita e il cambiamento, però è considerata una forma di economia vecchia e oggi è in gravissima sofferenza“: “occorre dimostrare che è possibile fare l’agricoltore guadagnando dei soldi”.
Il focus sull’istruzione: “Paesaggio come materia di studio”
Le conclusioni riguardano l’istruzione: “In Italia – ha puntualizzato Magnifico – non c’è ancora la consapevolezza che il paesaggio è una delle grandi opere dell’uomo e quindi merita una disciplina di studio” a tutti i livelli di istruzione. “Non si può tutelare qualcosa che non viene considerato materia di studio. Bisogna sapere che il paesaggio italiano è il risultato dell’azione culturale di decine di generazioni” e va visto “come una grande opera d’arte”.