E sull’avanzata del caldo, l’essere umano ha una buona percentuale di responsabilità: l’Ue sta toccando con mano gli effetti reali del riscaldamento climatico indotto anche dall’operato dell’uomo nell’ultimo secolo. Bruxelles sta cercando di riparare i danni: la Commissione europea ha proposto di ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990 come tappa intermedia per un’economia europea decarbonizzata entro metà secolo. La riforma si basa sull’attuale obiettivo giuridicamente vincolante dell’UE di ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030.
La proposta dell’Ue
L’ondata di caldo torrido continuerà ad abbattersi senza pietà su tutta l’Ue fino alla fine della settimana. Mai così presto in estate si sono presentate temperature così alte per un periodo prolungato: in Spagna e Portogallo sono già stati superati i 45 gradi. In Italia si sono già verificati i primi decessi per il caldo e per questo le regioni hanno firmato un’ordinanza che vieta il lavoro all’aperto dalle 12.30 alle 16, mentre in Francia è stato necessario introdurre la chiusura della Torre Eiffel nelle ore di “fuoco“.
L’emendamento alla Legge europea sul clima offrirà ai governi un ventaglio di “flessibilità” tra cui il ricorso ai “crediti internazionali di carbonio di alta qualità” che potranno contribuire fino al 3% delle emissioni dell’obiettivo del 2040. I carbon credits rappresentano un certificato negoziabile che consentirebbe alle aziende di emettere una tonnellata di CO2 e secondo la bozza di emendamento saranno introdotti gradualmente a partire dal 2036 con l’idea di stabilire in un secondo momento i criteri di origine e qualità che i crediti dovranno soddisfare.
Come riporta zeroCO2, il denaro speso per acquistare questi crediti verrebbe investito in progetti sostenibili che contribuiscono alla riduzione e rimozione delle emissioni di gas serra, sostenendo così la lotta contro i cambiamenti climatici. La flessibilità, dunque, consentirebbe all’Ue di acquistare crediti da progetti che riducono le emissioni al di fuori dell’Unione, anziché finanziare progetti sostenibili in Europa.
Gli effetti del riscaldamento climatico
La temperatura elevata del Mar Mediterraneo è uno dei fattori più preoccupanti del caldo soffocante che negli ultimi giorni sta colpendo l’Europa occidentale. Il programma europeo Copernicus domenica ha registrato una soglia record: il Mare Nostrum ha raggiunto la media dei 26,01 gradi.
Stando alle previsioni dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), in futuro queste temperature non saranno più un’eccezione ed è probabile che questo tipo di situazione peggiori ancora. La raccomandazione dell’agenzia lascia spazio a poche altre interpretazioni: “Il mondo dovrà imparare a convivere con le ondate estreme di calore“.
Il rapporto di fine maggio dell’OMM ha anticipato la situazione che si verificherà in futuro: c’è una probabilità dell’80% che almeno uno dei prossimi cinque anni superi il record del 2024; è pressoché certo che almeno in un anno tra il 2025 e il 2029 verrà registrata una temperatura superiore di oltre 1,5 gradi alla media del periodo preindustriale; al 70% nell’intero quinquennio 25-29 verrà superata quel +1,5, che è la soglia stabilita dall’Accordo di Parigi nel 2015.
La riforma prevista dall’Ue avrà come obiettivo quello di proteggere cittadini da eventi estremi perché, in tutto ciò, i danni causati dalle calamità naturali provocate dai cambiamenti climatici stanno producendo – e produrranno – dei costi finanziari enormi. L’Onu ha calcolato che tra il 2001 e il 2020 le spese abbiano superato i 2,3 trilioni di dollari all’anno per gli effetti dei disastri ambientali tra costi indiretti e perdite per gli ecosistemi.
© Riproduzione riservata